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Forza Italia dopo Berlusconi

Partiti con leader carismatici e senza: quali durano di più? Ipotesi sul futuro del gruppo politico creato dal Cavaliere, anche alla luce di vecchie riflessioni di Angelo Panebianco

Emilio Lonardo by Emilio Lonardo
7 Luglio 2023
in DALL'ITALIA, SOTTO I RIFLETTORI, TEMATICHE CIVILI
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Forza Italia dopo Berlusconi
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Partiti con leader carismatici e senza: quali durano di più? Ipotesi sul futuro del gruppo politico creato dal Cavaliere, anche alla luce di vecchie riflessioni di Angelo Panebianco

La scomparsa di Silvio Berlusconi, creatore e leader di Forza Italia (Fi), pone un evidente interrogativo sulle prospettive di questa forza politica senza più il proprio fondatore e leader indiscusso. Pur con un risultato elettorale politico a una sola cifra, essa può essere determinante con varie funzioni. La prima, per la tenuta dell’attuale maggioranza. La seconda, per un tentativo di ricostruzione di un partito centrale nel sistema politico da parte dei vari pretendenti al presidio dell’area moderata – e, semmai, ai fini di un’ipotetica rifondazione di una “nuova” Democrazia cristiana (sogno ancora molto diffuso tra certi esponenti politici). Terza ipotesi: l’eventuale dispersione del patrimonio di Forza Italia tra i partiti dell’area moderata di centro-destra.

L’approccio di Panebianco
Ho avuto il privilegio di essere allievo – ahimè, un bel po’ di anni fa – di Angelo Panebianco, straordinario esperto di Scienza della politica e oggi columnist per diversi importanti quotidiani. A quei tempi, le riflessioni di Panebianco si soffermavano molto sull’analisi dei partiti politici e sulla previsione delle loro prospettive, proiettate non sull’appartenenza ideologica di ciascuno di essi, né su considerazioni di ordine strategico e tattico, bensì sulle fasi di creazione, istituzionalizzazione e sviluppo – sulla base delle leadership avute – di ogni partito politico europeo, indipendentemente dalla sua collocazione politica.
In particolare, nell’analisi di questo razionale e “scientifico” studioso della politica, mi colpiva la determinazione dei fattori e degli effetti derivanti dalla presenza – fondativa o intervenuta in epoca successiva alla fondazione – di una leadership “carismatica”. In sostanza – era ancora il tempo, in Italia, della Prima Repubblica – la possibilità della sopravvivenza di un partito politico fondato o profondamente modificato dalla leadership di una grande personalità carismatica.
Non era tanto il caso del Partito nazionalsocialista in Germania o di quello fascista in Italia – partiti carismatici ma finiti a seguito di un evento storico tragico come la II Guerra mondiale – ma certamente lo era, ad esempio, quello del Raggruppamento del popolo francese (Rpf), il partito di Charles De Gaulle, eroe antinazista e a lungo presidente della nuova Repubblica francese. Per i partiti che non erano nati in modo carismatico – ma, piuttosto, ideologico – la leadership carismatica poteva trasformare la natura degli stessi in fase di istituzionalizzazione (come il Partito socialista francese di François Mitterrand) o, in una fase successiva, come il Partito socialista italiano (Psi) con Bettino Craxi.
Il completo cambiamento dei partiti negli ultimi decenni
Ripeto: tale analisi era assolutamente slegata dalle caratteristiche “ideologiche” di queste formazioni politiche ed era piuttosto un tentativo di “predire le sorti” di un partito politico europeo indipendentemente dalla sua connotazione ideologica e politica.
Può, questa intelligente e innovativa chiave di lettura proposta da Panebianco negli anni Ottanta, esserci utile per prevedere l’esito di Fi dopo la scomparsa del suo fondatore, padrone e leader carismatico? La risposta del modesto allievo che sta scrivendo queste righe è sì. Pure se con alcune accortezze derivanti dal fatto che la stessa natura politica, organizzativa e mediatica dei partiti è cambiata, anche profondamente, in questi anni. Per intenderci: tutto muta in fretta, anche le leadership; inoltre, la comunicazione diffusa e “spregiudicata” di oggi rende la leadership un fattore anche “costruito” da abili esperti e non solo frutto di una evidente capacità di leadership “naturale” e “concreta”. Infine: le leadership nascono e muoiono in un tempo più breve di prima.
Fatte queste doverose considerazioni sulla teoria di fondo esposta da Panebianco negli anni Ottanta, che previsioni si possono fare sul futuro di Forza Italia dopo la scomparsa del suo leader/fondatore/padrone/ideologo? Azzardo – con la modestia di un allievo e non di un docente – alcune ipotesi.
I casi Rpf e Psi e quelli dei partiti “di lunga durata”
Secondo la teoria di Panebianco, sull’effetto delle leadership “forti” nei partiti politici europei, quelli che hanno ricevuto una forte impronta da una qualche leadership sono destinati prima o poi a finire (o a ridursi a un peso marginale nella vita politica).
Un’unica eccezione parziale, nell’epoca che va dal Secondo dopoguerra agli anni Novanta almeno, è il citato Rpf di De Gaulle, successivamente Unione dei democratici per la Repubblica – e poi Raggruppamento per la nuova Repubblica – che elesse un nuovo presidente francese in Jacques Chirac. Se guardiamo anche al caso italiano del già menzionato Psi, in un partito non fondato da una leadership carismatica, avviene, a molti decenni dalla fondazione, l’avvento di un uomo carismatico, il già ricordato Craxi, che lo trasforma e rivitalizza
La fine del Psi – con modalità molto più veloci e nette rispetto agli altri partiti storici italiani – vede una frantumazione/esplosione del partito, e la sua conseguente sparizione, a causa della fine della leadership craxiana a seguito della operazione “Mani Pulite” da parte della magistratura (vedi 1992, l’“annus horribilis” che sconvolse l’Italia e mandò in crisi la Prima Repubblica).
Ma l’Italia e il mondo del 2023 non sono l’Italia e il mondo del 1993. La velocità dei cambiamenti è straordinariamente più disordinata e rapida. Però: nei partiti non carismatici, i processi di crescita o di indebolimento sono molto più lunghi.
Negli Usa i democratici e i repubblicani, pur con un mondo che cambia, rimangono partiti che resistono anche a infortuni e sonore sconfitte. I conservatori del Regno unito non sono certo più il partito dei tempi di Winston Churchill, ma continuano ad avere una posizione preminente nel sistema politico britannico. Cdu (cristiano-democratici) e socialdemocratici (Spd) in Germania, pur con alti e bassi, continuano a essere i due pilastri fondamentali di un sistema democratico avanzato. Ma Fi ce la farà senza Silvio? Non c’è niente di più fallace della “Scienza della politica” (il che non significa che sia inutile, anzi…).
Il futuro di Forza Italia
Per Fi si aprono diverse prospettive. 1) La riduzione progressiva del suo peso – già oggi non consistente come in passato. La leadership berlusconiana, infatti, aveva perso smalto (e voti) già da un decennio, riducendo da tempo l’effetto “carismatico” prodotto dal suo fondatore e leader indiscusso. Questa fase discendente non smentirebbe – anzi confermerebbe! – la teoria di Panebianco: l’indebolimento è già avvenuto sotto il leader carismatico ancora vivente e, quindi, non avrebbe più un impatto così consistente sulle sorti elettorali già in discesa rispetto al passato.
2) Una nuova “vita” in un polo centrista. Questa ipotesi – non impossibile e su cui diversi politici scommettono – è piuttosto improbabile. L’elettorato di Berlusconi (prima ancora che la attuale leadership post-berlusconiana) è un elettorato ultraliberista, come il suo leader carismatico. Né Carlo Calenda né Matteo Renzi appaiono come omogenei – da tale punto di vista – a questo tipo di elettorato. Mentre l’attuale coalizione di governo è, nel complesso, più rassicurante di altre nell’ambito della “filosofia” berlusconiana. Invece, piuttosto che al cosiddetto “centro”. quell’elettorato andrà in misura cospicua a Fratelli d’Italia, e in parte alla Lega.
3) Un rilancio di leadership carismatica. Nessuno dei dirigenti attuali di Forza Italia sembra avere le caratteristiche “naturali” di una figura del genere. Sicuramente, elaborato il lutto politico, qualche dirigente di Fi potrebbe, nello scontro interno, far emergere una sua capacità di leadership forte. Ma questo dovrebbe avvenire sovvertendo quello che è apparso in questi anni: bravi (e meno bravi) comprimari di un leader-fondatore forte. Solo qualcuno della famiglia Berlusconi – se dotato di alcune capacità carismatiche oltre che della identificazione parentale – potrebbe garantire una nuova stagione di leadership forte, costruita sul cognome del fondatore. Avverrà?

Le immagini: Silvio Berlusconi insieme a Mike Bongiorno, Indro Montanelli e Bettino Craxi (da wikipedia.org, di pubblico dominio per copyright scaduto).

Emilio Lonardo

(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 211, luglio 2023)

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Tags: berlusconifocusforza italiaitaliaPanebiancopoliticapsi
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