L’Adriatico di nord-est in sei saggi introdotti da Marina Cattaruzza, per Rubbettino Editore
Sei saggi, raccolti e curati da Marina Cattaruzza, in Nazionalismi di frontiera. Identità contrapposte sull’Adriatico nord-orientale. 1850-1950 (Rubbettino Editore, pp. 228, € 12,50), affrontano l’attualissimo problema dei nazionalismi e dell’identità nazionale. Preceduti da un’Introduzione della curatrice, essi sono: Le costruzioni dell’io e dell’altro nella Trieste asburgica: i lavoratori e le nazionalità di Sabine Rutar; Fiumani, ungheresi, italiani. La formazione dell’identità nazionale a Fiume nell’epoca dualista (1867-1914) di Gianluca Volpi; Italiani e croati a Pisino tra fine Ottocento e inizio Novecento: la costruzione di identità conflittuali di Vanni D’Alessio; Cattolicesimo “slavo” e “latino” nel conflitto di nazionalità. La disputa per la lingua liturgica e di insegnamento nelle diocesi adriatiche dell’Austria-Ungheria, dell’Italia e della Jugoslavia (1861-1941) di Rolf Worsdorfer; Identità nazionale italiana e fascismo: alieni, allogeni e assimilazione sul confine nord-orientale di Glenda Sluga; Fuori dalle mura. Cittadinanza italiana e mondo rurale slavo nell’Istria interna tra guerra e dopoguerra di Gloria Nemec.
La Trieste asburgica – Come si vede, il territorio su cui gli studiosi affondano l’indagine storica corrisponde all’area nord-orientale dell’Adriatico e comprende quindi Trieste, l’Istria, Gorizia, Gradisca. Il testo ripercorre la storia di quest’area partendo dagli anni asburgici per arrivare al secondo dopoguerra. Il filo rosso che lega i diversi contributi è dato dai processi di audoidentificazione nazionale, colti secondo la loro dimensione sociale, religiosa, culturale, politica e istituzionale. Sabine Rutar, nel suo saggio, descrive la fase embrionale del conflitto etnico-nazionale nella città friulana: «Alla fine dell’Ottocento si era sviluppata una borghesia slovena accanto a quella italiana e la città cominciò ad avere un aspetto binazionale. La crescita economica dell’emporio non aveva però attratto solo investitori economicamente potenti, ma anche un gran numero di artigiani e braccianti nel porto, nei cantieri e nei nuovi stabilimenti industriali, sia di lingua italiana che slovena, croata e anche tedesca. Il conflitto nazionale a Trieste era perciò anche un conflitto tra un’élite appartenente ad un gruppo diverso da quello del circondario agricolo, ma non solo: gli italiani erano presenti in tutti gli strati sociali della città, cosicché non si può parlare di una netta coincidenza tra conflitto etnico, nazionale e sociale».
L’epoca dualista – Gli anni successivi, quelli che vanno dal 1867 al 1914, sono noti come l’epoca dualista, durante la quale si formò nelle coscienze l’identità nazionale che sfocerà nelle rivendicazioni irredentiste. Così Gianluca Volpi, nel secondo contributo, ritrae la città di Fiume, allora ungherese: «La fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta segnarono l’inizio di un rinnovato interesse del governo ungherese verso Fiume, oggetto precipuo del quale erano lo sviluppo delle costituzioni navali e l’incremento del commercio marittimo. Le nuove attività economiche appoggiate finanziariamente dallo Stato richiamarono a Fiume un flusso migratorio dall’interno del paese. […] Ebbe in tal modo inizio il sensibile incremento della comunità magiara. I nuovi arrivati scendevano dal treno in una città pulsante di vita, dove la gente parlava un idioma sconosciuto alla maggior parte di loro: con una certa sorpresa, si accorgevano di essere una minoranza, una specie di isola linguistica in un mare latino e slavo; si chiedevano dunque se quella fosse ancora l’Ungheria».
Il ventennio fascista – Vi proponiamo, infine, alcune righe del saggio di Glenda Sluga Identità nazionale italiana e fascismo: alieni, allogeni e assimilazione sul confine nord-orientale, che “spiega” come avvenne l’ “italianizzazione” dell’intera regione a metà degli Anni Venti: «Dal 1926 l’assimilazione degli sloveni e delle altre minoranze alla vita italiana fascista fu perseguita dal potere politico in modo energico. Carabinieri e altri gruppi ricevettero l’ordine di perquisire le case alla ricerca di prove della presenza di letteratura in “lingua straniera”. Organizzazioni culturali e sportive “aliene” furono epurate dal loro contenuto non-italiano. Il Ministro dell’Interno [Luigi Federzoni, ndr] liquidò le società economiche slovene, compresa una rete di cooperative e banche agricole. Accadde che residenti sloveni furono espulsi o trasferiti in altre sedi mentre furono introdotti nuovi insediamenti italiani».
L’immagine: la copertina del libro curato da Marina Cattaruzza.
Simone Jacca
(Lucidamente, anno V, n. 57, settembre 2010)