Lo scorso 9 settembre è morto a Roma il sociologo molisano che ha sempre difeso i ceti più poveri. Tra i suoi ultimi progetti ricordiamo l’introduzione del “salario universale” e l’estensione dello “smart working”, uno strumento utile per ridurre lo stress da lavoro e disporre di maggiore tempo libero
Il 9 settembre scorso, all’età di 85 anni, si è spento Domenico De Masi, già professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Studioso di fama internazionale, De Masi era molisano di nascita, ma da bambino si trasferì in Campania, diplomandosi al Liceo classico di Caserta. Nel 1960 conseguì la laurea in Giurisprudenza all’Università di Perugia, specializzandosi quindi in Sociologia del lavoro a Parigi e insegnando negli atenei di Napoli, Roma e Sassari. Dal 1978 al 2000 diresse la S3.Studium (scuola di specializzazione in Scienze organizzative, poi diventata centro di formazione e ricerca), mentre nel 1995 fondò la Società italiana telelavoro. Nel 2022, infine, ha assunto la direzione della scuola di giornalismo de il Fatto Quotidiano.
Neocapitalismo senza opposizione di sinistra
Noto al grande pubblico grazie alle frequenti partecipazioni ai talk show televisivi, De Masi ha pubblicato una trentina di libri ed è stato tra i maggiori critici della società postindustriale (vedi Indigenza e infelicità, conseguenze ineluttabili del capitalismo neoliberista). Dei suoi scritti più recenti ricordiamo La felicità negata (Einaudi, 2022) e Destra e sinistra (PaperFirst, 2023), una raccolta di saggi di vari studiosi che ha curato poco prima della morte.
Segnaliamo, inoltre, l’articolo La sinistra claudicante e il ruolo degli intellettuali (MicroMega, 1/2023), nel quale ha risposto a 25 domande di Paolo Flores D’Arcais (vedi La sinistra è morta, viva la sinistra? 25 riflessioni provvisorie, discutibili, scomode). Il sociologo molisano ha espresso la convinzione che l’opposizione al Governo Meloni – pur essendo tuttora «claudicante» – potrà recuperare ampi consensi elettorali, se saprà tutelare i «14 milioni di italiani poveri, sia assoluti che relativi» (vedi La sinistra claudicante. In ricordo di Domenico De Masi).
Le recenti sconfitte elettorali subite dalle forze politiche progressiste in gran parte d’Europa – a suo avviso – sono state determinate da molteplici ragioni. La società postindustriale, innanzi tutto, ha disarticolato la vecchia classe operaia, implementando l’automazione e le delocalizzazioni. Molti proletari, quindi, sono stati espulsi dalle grandi aziende e hanno accettato lavori precari e sottopagati, abbandonando i sindacati e i partiti di sinistra.
Anche gran parte del ceto medio si è impoverito, cosicché si è diffuso in tutto l’Occidente un vasto sottoproletariato spoliticizzato, non più in grado di opporsi consapevolmente al capitalismo, come invece hanno fatto in passato gli operai sindacalizzati. D’altro canto, a partire dagli anni Ottanta, i maggiori partiti dei lavoratori hanno rinnegato i propri ideali politici e si sono spostati al centro, «inseguendo una classe media che, intanto, economicamente si proletarizzava e politicamente spariva nell’astensionismo» (Ivi).
Smart working e lavoro agile
De Masi si è ispirato ai valori del socialismo democratico, simpatizzando per le teorie economiche di John Keynes, che ha però integrato con le idee di alcuni pensatori critici del sistema capitalistico (Theodor Adorno, Eric Fromm, Agnes Heller, Karl Marx, Herbert Marcuse, ecc.).
Molto suggestive ci appaiono le sue analisi intorno ai nuovi mezzi di produzione telematici e alle gravi conseguenze sociali che l’impetuoso sviluppo dell’automazione provocherà in tempi abbastanza rapidi. In tal senso, segnaliamo il suo saggio del 2020 Smart working. La rivoluzione del lavoro intelligente (Marsilio), nel quale ha auspicato la graduale emancipazione dalla schiavitù della fabbrica e dell’ufficio tramite il “lavoro agile”.
Questa modalità produttiva è ben diversa dal tradizionale “telelavoro”, piuttosto logorante, perché non contempla vincoli orari o spaziali da rispettare, bensì obiettivi da raggiungere. Ciascun dipendente potrà conseguirli secondo le proprie esigenze personali e senza controlli asfissianti, potendo inoltre disporre di maggiore tempo libero.
Molte attività del pubblico impiego, del resto, si possono svolgere agevolmente anche da remoto, come ha dimostrato la recente pandemia di Covid-19. Lo smart working comporta meno stress per i dipendenti e ne aumenta la produttività, perché ognuno può gestire il proprio tempo di lavoro come se fosse un libero professionista, conseguendo gli obiettivi prefissati in modo più rapido ed efficiente.
Il “lavoro agile” è utile anche per ridurre i consumi e tutelare l’ambiente naturale. In tal senso, Claudia Pratelli – assessore alla Scuola, formazione e lavoro del Comune di Roma – ha evidenziato che nella città capitolina, grazie allo smart working introdotto durante i lockdown, «è crollata la quantità di tempo nel traffico, sono diminuiti gli incidenti, si è abbassato l’inquinamento» (vedi Enrico Parolisi, L’affondo di De Masi sullo smart working: «Non è telelavoro»).
Salario universale e disuguaglianze in vertiginoso aumento
Un altro cavallo di battaglia del sociologo molisano è stato l’introduzione del “salario universale”, ritenuto uno strumento idoneo per fronteggiare la crescente disoccupazione di massa e favorire l’“ozio creativo”. Con tale espressione egli ha inteso non il “dolce far niente”, bensì «la soave capacità di coniugare il lavoro per produrre ricchezza con lo studio per produrre conoscenza e con il gioco per produrre allegria» (La felicità negata), dedicando a tale argomento anche il saggio del 2015 Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri (Rizzoli).
Affinché l’umanità si liberi dalla schiavitù del lavoro, tuttavia, non basta sviluppare al massimo l’automazione produttiva. Occorre, infatti, anche affrancarsi dai paradigmi ideologici del capitalismo neoliberista, che ha prodotto un sensibile aumento delle disuguaglianze sociali e ha peggiorato le condizioni di vita della maggior parte della popolazione mondiale (vedi Luca Tremolada, Per la prima volta in 25 anni aumentano simultaneamente estrema ricchezza ed estrema povertà).
Le immagini: la copertina del libro La felicità negata (Einaudi); Domenico De Masi (autore: Niccolò Caranti; fonte: https://it.wikipedia.org); la copertina del libro Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri (Rizzoli).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 214, ottobre 2023)