“La dolcezza dell’eclissi” (GFE Edizioni) di Matteo Pugliares è una silloge poetica tra umanità e ascesi verso Dio
La dolcezza dell’eclissi (GFE Edizioni, pp. 78, € 10,00) di Matteo Pugliares è un’emozionante raccolta di poesie in cui si riportano le tante sfumature dell’amore. Scrive di Enrico Campo nella Prefazione all’opera: «L’amore diviene l’unico rimedio ad ogni condizione umana, vissuto intensamente, in tutte le sue forme, poiché ha una radice unica che ti permette di non essere colto “dal nulla insaziabile”.
Ed è lo stesso amore che nutre la speranza di un domani più giusto, più bello, più capace di lasciare spazio a “bambini, poveri e innocenti”, che “saranno i giudici del mondo”». Il titolo dell’opera è un invito a osservare l’essere umano da ogni prospettiva; l’autore, infatti, ci ricorda di non apprezzare solo le nostre qualità ma anche le nostre debolezze e fragilità, cioè quei lati oscuri che eclissano ciò che noi consideriamo bello e buono: è così che ci ameremo nella nostra totalità, è così che ci sentiremo davvero integri. In questa raccolta di liriche Pugliares spazia tra diversi temi: alcune poesie hanno un sapore autobiografico, altre raccontano di eventi reali accaduti intorno a lui; vi sono poi componimenti più astratti e simbolici, in cui si parla dell’amore verso sé stessi, verso il prossimo e verso Dio. Non tutte le liriche affrontano temi positivi: c’è anche sofferenza, c’è incomunicabilità e c’è egoismo; il poeta, però, ha la speranza che il mondo possa cambiare, che insieme, e grazie all’amore e alla comprensione, si possa volare alto, oltre le nuvole e tra le stelle: «Il sogno era reale, / solamente reale, / lontano rifugio / di un bimbo ignorante e ribelle, / eccentrico e bellissimo». Anche ciò che di negativo ci accade, come la sconfitta e il fallimento, assume connotati più sfumati, permettendoci di credere in un futuro migliore.
Ed ecco che una parola di conforto può servire ad andare avanti, a superare il dolore: «Fedele alla linea, / mi ritrovo alla ricerca / di anime inquiete, / di anime tormentate / da questo groviglio / che continuiamo, imperterriti, / a chiamare mondo. / Alzati, amica mia / e cogli l’opportunità di angeli / che sorvegliano le tue stanchezze». L’autore, che, oltre a essere uno scrittore, saggista e poeta, è anche un frate francescano cappuccino, non dimentica di esaltare il proprio rapporto con Dio: «Rifiutato dal mio popolo / mi ritirai sul monte più alto / dove nessun uomo / aveva mai messo piede. / Mi avevano umiliato, / fatto provare la fame / togliendomi il pane di bocca / ma non sapevano che riuscivo / a nutrirmi d’altro. / […] / Incontrai Dio, mi cibai di lui».
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C. Liliana Picciotto
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 206, febbraio 2023)