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Home IL PIACERE DELLA CULTURA

L’eterna attualità di Dante

A settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, è quasi incredibile come il suo poema sia sempre più popolare e offra messaggi validissimi anche per il nostro problematico presente

Angelo Avignone by Angelo Avignone
1 Settembre 2021
in IL PIACERE DELLA CULTURA, LIBRI, RELIGIONI E SPIRITUALITÀ
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L’eterna attualità di Dante
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A settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, è quasi incredibile come il suo poema sia sempre più popolare e offra messaggi validissimi anche per il nostro problematico presente

Cercare di attualizzare ad ogni costo un filosofo, un artista, un poeta, rendendolo ancora moderno, quasi un nostro contemporaneo, è un po’ la mania del nostro tempo: non sappiamo se ciò sia frutto di presunzione umana o si pensa che questo sia il modo adeguato a farne il migliore elogio possibile. Tuttavia, il problema dell’attualità è comprensibile almeno per i grandi scrittori e poeti la cui opera narrativa e/o poetica, fervida e viva espressione di umanità, oltrepassa il tempo in cui è sorta conservando una sua duratura validità. È il caso di Dante Alighieri.

A 700 anni dalla sua morte, ci chiediamo che cosa ci sia ancora di importante, che cosa ci sia di attuale, di contemporaneo, nella Divina commedia. Perché la leggiamo ancora? Perché ci affascina? O ci interessa ancora qualcosa del senso profondo del poema? Perché Dante è un grande poeta? Sono domande complicate e forse anche un po’ banali, alle quali si potrebbe rispondere nello stesso modo in cui si risponde alle domande «Perché leggiamo ancora Omero» o «Perché si mette ancora in scena Shakespeare». Però Dante sembra essere un caso particolare, Dante è semplicemente diverso. E in questa diversità sta il suo interesse principale. Egli è attuale perché è eterno, è fuori dal tempo, fuori da quello che sono i costumi degli uomini che vanno, vengono, si modificano negli anni: a lui interessa l’essenza dell’uomo, che è sempre la stessa, non muta; ed è questa la ragione per cui anche l’uomo d’oggi può trovare in lui la risposta alle grandi domande della vita.

La visione della poesia
La poesia di Dante ha affascinato e attratto a sé culture diversissime e non è un caso che la Divina commedia sia stata tradotta in oltre sessanta lingue tra Europa, Asia, Africa e Americhe, dando così inizio a un dialogo interculturale a livello universale. Il Sommo poeta è infatti capace di parlare a tutti con grande abilità e perizia e, attraverso una poesia che è uno straordinario concentrato di significati, sa dare concretezza e significatività alle emozioni più sfumate e ai concetti più astratti. Egli ebbe una visione particolare della poesia secondo cui il compito del poeta è quello di essere regolatore, difensore e guida privilegiata dell’umanità per illuminarla sui valori fondamentali della civiltà. Una visione che non intende la poesia come fuga dalla realtà o pretesto per rifugiarsi nel mondo idilliaco dell’immaginazione e del sogno, né come espediente psicologico per analizzare le proprie angosce esistenziali, ma come un mezzo per mettere la sua parola al servizio dell’umanità e dare vita a una convivenza civile e ordinata fondata sull’ordine, sulla giustizia, sulla concordia e sulla pace. La poesia gli serve per rappresentare un ideale di umanità e di giustizia in senso cosmico e globale nel suo tormentato cammino, dalla ferinità alla razionalità, dall’umano al divino, dal tempo all’eterno. In questo senso il suo “viaggio trascendente” diventa un atto di riscatto dell’umanità perduta per la realizzazione di un cambiamento sociale e morale.
La coerenza morale
Quanto all’attualità di Dante sul piano morale, considerando la sua personalità e la sua biografia, riscontriamo elementi sempre efficaci e moderni, come la rigorosa coerenza tra pensiero e azione, che gli costò l’esilio con tutte le dolorose conseguenze; la fierezza e la forza d’animo con cui sopportò le avversità; la fede nella cultura, sentita come luce dell’intelletto e strumento di liberazione dall’ignoranza, dalle superstizioni e dalle passioni; la curiosità intellettuale e lo spirito di osservazione, che lo resero esperto delle virtù e dei vizi, delle grandezze e delle miserie umane; l’impegno civile, sentito come dovere; e soprattutto il concetto di poesia non intesa come evasione dalla realtà, ma come mezzo per scuotere le coscienze e richiamarle al culto dei valori ideali.
La concezione etico-politica
È legittimo domandarsi se, nel tentativo di rendere Dante a tutti i costi ancora attuale, ci siano idee e riflessioni che possano risultare oggi fruibili e utili nell’impostazione etico-politica del Sommo poeta. Pur tenendo presente che egli è riuscito a esprimere con forza alcuni concetti universali riconducibili alla sua alta visione della vita e del mondo, bisogna tuttavia collocare il suo pensiero politico nelle coordinate culturali del Medioevo. Fatta questa precisazione, può essere utile cimentarsi nella ricerca di elementi di modernità del pensiero etico-politico del fiorentino. La sua concezione etico-politica palesa la propria modernità quando loda i valori universali come la libertà, la responsabilità individuale, la vita in una società pacifica e ben ordinata e la dignità dell’essere umano. Il pensiero politico di Dante è incentrato sulla severa condanna delle lotte fratricide che mettono sempre gli uomini gli uni contro gli altri. Il poeta, “meditando” sulle condizioni reali, identificò le cause della decadenza nella «gente nuova» e nei «sùbiti guadagni», cioè nei nuovi ceti inurbati e nel rapido arricchimento che sconvolgeva l’assetto di una collettività moderata e dai costumi semplici, nonché nell’ingerenza della Chiesa nelle vicende politiche. Si configura l’immagine di un uomo pienamente inserito nel suo tempo, consapevole delle trasformazioni e della funzione dell’intellettuale, che non deve scagliare anatemi, ma impegnarsi per civilizzare la realtà. Il sogno di Dante è quello di un’umanità unita sotto un governo sovranazionale che viva nella pace, nella libertà, nella giustizia e nel benessere. Egli desidera una società che superi gli egoismi e i particolarismi nazionali, i quali proprio nel nostro secolo hanno lacerato l’Europa e continuano a tenere diviso il mondo con una serie di guerre che tengono in ansia i popoli.
Il libero arbitrio
Nel suo trattato politico la Monarchia Dante definisce la libertà come «il più grande dono fatto da Dio alla natura umana […] perché grazie ad esso raggiungiamo qui la nostra felicità come uomini, grazie ad esso la raggiungiamo nell’aldilà come dei»). Essa, dunque, s’identifica con il libero arbitrio, uno dei fondamenti della sua concezione della vita e dello stare al mondo dell’uomo, sul quale torna più volte nelle sue opere per contestare la visione determinista e fatalista dell’uomo e della vita. Per lui la ragione è ciò che permette di orientarsi e di agire correttamente entro un sistema di riferimento che non solo non dipende da lei, ma senza il quale essa non potrebbe nemmeno agire. Dante, oltre alla libertà politica e morale dell’uomo e al suo diritto alla felicità terrena, sottolinea la necessità della dignità stessa dell’uomo che in quanto dotato di ragione e di linguaggio, chiamato a seguire «virtude e canoscenza», è chiaramente diverso dagli animali e dagli angeli. È parte integrante dell’armonia dell’universo e in quanto tale deve fare uno sforzo notevole di volontà, illuminata dalla ragione e sorretta dalla grazia divina, per mantenersi ed esaltarsi.
Qual è l’attualità complessiva del poema dantesco?
Dante, uomo politico, combattente, emarginato esiliato, credente, col suo viaggio fantastico ma anche realistico, filosofico e allo stesso tempo umanissimo, nei tre regni dell’oltretomba, ci offre una lezione straordinaria di uguaglianza e di libertà, utilizzando un linguaggio idoneo a parlare con forza e chiarezza, senza alcuna distinzione, tanto degli aspetti più importanti quanto di quelli più superficiali. Nella Divina commedia troviamo tutta la nostra vita quotidiana nelle sue diverse sfaccettature, difetti, bellezze; e c’è la vita colta, la politica, la teologia e la filosofia. C’è quello che siamo, che siamo stati come Paese e che saremmo potuti diventare come Nazione. Dante parla insieme della miseria e della nobiltà non solo dell’animo umano, ma anche della realtà quotidiana come nessun poeta mai è stato capace di parlarci ancora oggi. Egli, ancora, è riuscito a toccare le corde profonde del nostro cuore e della nostra mente con versi incommensurabili. Sappiamo che la poesia ha una forza incredibilmente straordinaria che in particolari situazioni può aiutarci a superare circostanze dolorose della nostra esistenza e la Divina commedia dimostra inequivocabilmente questa tesi (leggi anche Il lungo viaggio di Dante dalla Terra alle stelle).

Le immagini: Codice miniato raffigurante Brunetto Latini, Biblioteca Medicea-Laurenziana, Plut. 42.19, Brunetto Latino, Il Tesoro, fol. 72, secoli XIII-XIV (di pubblico dominio, da https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Rud.jpg) e Giorgio Vasari, Sei poeti toscani (da destra: Cavalcanti, Dante, Boccaccio, Petrarca, Cino da Pistoia e Guittone d’Arezzo), pittura a olio, 1544, conservata presso il Minneapolis Institute of Art, Minneapolis (di pubblico dominio, da https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Alighieri#/media/File:Giorgio_Vasari_-_Six_Tuscan_Poets_-_Google_Art_Project.jpg).

Angelo Avignone

(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 189, settembre 2021)

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Tags: attualitàdanteDivina commediafocusitalialibero arbitriolinguamoralepoesiapolitica
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