Giugno, per le squadre di calcio, è mese di bilanci e il Bologna Football Club, con la stagione appena conclusasi, ha collezionato la sua 90ª partecipazione al massimo torneo nazionale. Dei sette titoli conquistati come campione d’Italia, il primo merita un ricordo particolare per le circostanze in cui venne conseguito, tra il maggio e l’agosto 1925
Gli anni Venti possono essere considerati a buon diritto quelli in cui il tifo calcistico italiano conobbe la sua consacrazione. Il football, gioco giunto da oltremanica nella penisola a cavallo tra Otto e Novecento, riscuoteva crescenti consensi in tutti gli strati sociali; è in questo contesto che i tifosi cominciarono ad aggregarsi attorno alla propria squadra del cuore, talvolta rendendosi protagonisti di accesi episodi.
Una vicenda particolarmente significativa è quella che vide coinvolti i sostenitori del Bologna football club, oggi alla sua 90ª partecipazione al massimo campionato italiano, e del Genoa cricket and football club. L’occasione fu la finale di Lega Nord 1924-25, tuttavia gli attriti tra le due tifoserie erano sorti già un anno addietro. Al termine della stagione 1923-24 le compagini rossoblù di Genoa e Bologna finirono il campionato al primo posto rispettivamente del girone A e del girone B della Lega Nord, avendo così la possibilità di giocarsi l’accesso alla finalissima della Prima Divisione in doppia sfida di andata e ritorno. La gara di andata, disputatasi il 15 giugno 1924 a Genova sul campo di via del Piano, si caratterizzò per la tensione sia sugli spalti, dove scoppiarono diversi scontri, che sul terreno di gioco, con il giocatore del Bologna Giuseppe Della Valle colpito da un pugno. Nonostante l’ottima prestazione dei felsinei, il match finì 1-0 a favore dei liguri. Questi sporsero un reclamo contro la violenza e il risultato dell’incontro ma, venendo rifiutato, dovettero accettare la sconfitta. Il ritorno ebbe luogo il 22 giugno sul campo dello Sterlino di Bologna.
I padroni di casa, come all’andata, dominarono il gioco ma fu il Genoa a passare in vantaggio con un gol di Aristodemo Santamaria: a questo punto, il tifo di casa iniziò a farsi tumultuoso, tentando un’invasione di campo. Il Bologna riuscì a pareggiare su rigore con Alberto Pozzi, tuttavia gli animi continuarono a scaldarsi e, a pochi minuti dalla fine, l’arbitro Aldo Panzeri decise di sospendere la partita, dichiarando alla stampa che il motivo erano state le intemperanze del pubblico.
Un anno dopo le due squadre si ritrovarono nella finale della Lega Nord e le vecchie ruggini riaffiorarono. Dopo che i primi due incontri erano terminati 2 a 1 all’andata per il Genoa e al ritorno con lo stesso punteggio, però a favore del Bologna, le polemiche iniziarono in occasione dello spareggio previsto il 7 giugno 1925. Quel giorno era fissata la sfida decisiva al campo di viale Lombardia a Milano e un gran numero di tifosi si recò per assistervi. La partita iniziò e il club ligure si portò sul 2 a 0 al termine del primo tempo; al 61’ Giuseppe Muzzioli accorciò le distanze, tuttavia l’arbitro Giovanni Mauro annullò la rete, scatenando l’ira della tifoseria emiliana. Dopo un’invasione di campo, varie minacce e proteste molto accese, il direttore di gara decise di concedere il gol al Bologna, che quasi allo scadere agguantò il pareggio, portando la finale ai supplementari. A questo punto, però, fu la furia dei genoani a prevalere: convinti di aver subito a torto la rete di Muzzioli, costrinsero Mauro a sospendere anzitempo la partita.
Nella stessa serata, alla stazione Centrale di Milano scoppiarono i primi scontri tra le due tifoserie. Il Consiglio della Lega Nord, viste le intemperanze da ambo le parti, decise di annullare l’incontro decretandone la ripetizione. Il secondo spareggio era previsto per il 5 luglio 1925 a Torino allo stadio di corso Marsiglia: finì 1 a 1 ma, come a Milano, fu dopo di esso che le tensioni tra tifosi sfociarono in vera e propria violenza. Alla stazione Porta Nuova i due treni “speciali” dedicati alle due tifoserie si trovarono a stretto contatto: da qui nacquero delle scaramucce che subito si trasformarono in una sparatoria, quando dal treno bolognese partirono circa venti colpi di rivoltella contro i supporter liguri, che causarono qualche ferito.
Dopo una disputa combattuta a colpi di giurisprudenza, venne programmato un ennesimo spareggio, nuovamente a Torino, per il 9 agosto. Ma questa volta, per evitare l’afflusso dei tifosi, la sede del match venne spostata a Milano in gran segreto, tanto che anche le squadre lo vennero a sapere solo il giorno prima. Fu così che, in un incontro disputato a porte chiuse alle 7 del mattino sul campo Forza e coraggio, il Bologna s’impose per 2 a 0 sul Genoa e conquistò il diritto di disputare la finalissima della Prima Divisione 1924-25. I petroniani poi vinsero la partita contro l’Alba Roma, club vincente della Lega Sud, aggiudicandosi il primo scudetto della propria storia [il primo di sette, fino ad oggi, ndr] e laureandosi dunque campioni d’Italia. Finì così la vicenda dello “Scudetto delle pistole”.
Le immagini: l’ingresso delle squadre in campo; la stazione di Torino Porta Nuova negli anni Venti; il Bologna campione d’Italia.
Mario Curreli
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 186, giugno 2021)
Non ne sapevo niente di quella sparatoria, certo che il campanilismo anche a quei tempi colpiva duro!
Sì, il tifo era molto acceso; cosa che fu certamente favorita dai buoni livelli di sviluppo che in generale lo sport italiano stava conoscendo.