Nel volume “Unisex” (Arianna Editrice) Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta delineano la storia dell’ideologia di genere e quali sono i suoi obiettivi finali, sostenuti dalle oligarchie mondiali
C’erano una volta i due sessi, maschile e femminile. Vi erano anche rari casi di ermafroditismo. Sia tra i maschi che tra le femmine esistevano gli omosessuali, cioè coloro che erano attirati da partner del loro stesso sesso. Maschi, femmine e omosessuali andavano tutti rispettati allo stesso modo; quelli che non lo facevano erano dei poveri idioti da punire secondo il codice penale.
Ideologie intolleranti da imporre alle masse
Tutto semplice, no? Forse fino a pochi decenni fa era così. Oggi non si parla più di sessi, ma di “generi”. E questi sono talmente numerosi, quanto vaghi e indefiniti, che si è inventata la sigla lgbtqia+ (dove + sta per ogni ulteriore possibile tendenza). Tale teoria gender (genderismo?) è stata imposta in modo totalitario e anche violento (woke), al pari di altri -ismi, quali climatismo, femminismo misandrico, immigrazionismo, multietnicismo, entomofagismo, ecc.
E, si sa, gli -ismi sono ideologie, visioni del mondo, della realtà, della società, quasi sempre univoche e intolleranti. Anzi, più che analisi della realtà, sono prospettive tiranniche del mondo che si vuole costruire e imporre a tutti i costi. I mezzi e gli strumenti per assoggettare le masse occidentali a tali ideologie cosiddette politically correct vanno dai martellanti spot pubblicitari (che dovrebbero vendere prodotti e non diffondere una visione unidimensionale), alle produzioni radiotelevisive e cinematografiche, dai mass media cosiddetti mainstream, quasi tutti allineati, alla cultura che viene imposta nelle scuole, nelle università, nelle creazioni artistiche come nelle semplici canzonette.
La cancellazione dell’identità sessuale
È abbastanza facile comprendere la spinta dell’ecoterrorismo verso la cosiddetta “transizione ecologica”. In Ecologismo e terrore climatico come lotta di classe… abbiamo visto quali siano gli enormi interessi economico-finanziari che si celano dietro il volto buonista quanto ebete del “salvare il mondo”. Lo stesso vale per l’entomofagismo (distruggere agricolture e industrie alimentari tradizionali a favore delle start up del cibo sintetico) o per l’immigrazionismo (avere nuovi schiavi da sfruttare in agricoltura, nelle consegne a domicilio, nell’edilizia, nella gig economy).
Ma perché i due sessi (tipici di tutti i mammiferi) sono combattuti, se non scherniti, dalla cultura dominante, che diffonde la liquidità e l’indifferenziazione sessuale? Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta hanno risposto a questo e ad altri quesiti collaterali col volume Unisex. Cancellare l’identità sessuale: la nuova arma della manipolazione globale (Macro-Arianna Editrice, 2022, pp. 224, € 18,60), giunto alla seconda ristampa della seconda edizione.
I settant’anni che sconvolsero la sessualità in Occidente
Il libro è diviso in una Premessa e undici capitoli. Vi si ricostruisce la storia del genderismo, dal padre della rivoluzione sessuale consumista, Alfred Kinsey (1894-1956), all’ossessione di John Money (1921-2006), coi disastri delle sue ideologie sui pazienti, tra i quali il povero David/Brenda Reimer, fino alle recenti accettazioni di Onu, Unicef, ecc. per non dire di numerosissimi leader di Paesi occidentali e di tutte le oligarchie economiche, finanziarie, culturali.
Si arriva così a oggi. L’imposizione di una neolingua nel campo semantico famigliare e sessuale. La martellante propaganda nella moda, in tv, nei prodotti musicali e cinematografici. L’aggressione woke e il boicottaggio verso quelle stesse star che si oppongono alla vulgata straripante. L’educazione sessuale nelle scuole centrata sulla valorizzazione dell’omosessualità e dell’ideologia gender. La repressione dei cittadini “diversi”, che ormai sono diventati proprio quelli eterosessuali e che esprimono opinioni considerate scandalose quali affermare che i bimbi nascono da una femmina e un maschio, che la famiglia naturale è costituita da un uomo e una donna, che la pedofilia fa schifo, che la pratica dell’utero in affitto è una violenza sociale, devastante per la psiche delle povere donne costrette a essere “madri surrogate”.
E i danni della “gestazione per altri” non sono solo psicologici, ma anche fisici. Scrivono, infatti, Perucchietti e Marletta: «Le donne firmano dei contratti tra le parti che non prevedono alcun supporto medico o economico in caso di malori post-parto. In alcuni casi vengono sottoposte a trattamenti ormonali pericolosi per la salute, al fine di aumentare la percentuale di successo del concepimento» (leggi al riguardo, in questo stesso numero di LucidaMente 3000, Utero in affitto: quello che non ci dicono).
Come far vincere una nuova ideologia aberrante
Affinché le persone comuni possano accettare deviazioni oltre ogni buon senso si devono «scardinare la vecchia cultura e le vecchie idee che hanno preceduto la teoria che si vuole introdurre ex novo. Si deve inondare la società di immagini e modelli volutamente scelti e imposti dall’alto, per poter rimodellare la cultura; in seconda battuta, poi, bisogna “riscrivere” la lingua stessa».
Si tratta della neolingua prefigurata da George Orwell nel suo anticipatore romanzo 1984: in essa «i termini a disposizione sono così rarefatti e insignificanti da non permettere più a chi la usi di esprimere con le parole concetti proibiti». E i neologismi fan sì che «non siamo più noi a pensare con le parole, ma che siano le parole stesse a pensare per noi. Ciò avviene perché esse sono svuotate di significato e sclerotizzate […]. Il pensiero unico oggi non richiede più la censura violenta (quantunque la denigrazione e la violenza mediatica in qualche modo la sostituiscano) ma rende ogni individuo censore di se stesso».
Si inonda la società di nuovi messaggi in contrasto con la precedente visione generale fondata sulla razionalità e s’introduce la censura o s’induce all’autocensura, accusando di fascismo o nazismo o quant’altro le “normali” posizioni antecedenti. Pensate a qualche recente esempio: società multietnica; omosessualità e promiscuità sessuale; continua emergenza climatica; “vaccini” che non sono tali; guerra. Tutti ormai non esprimono le proprie idee non allineate su tali argomenti per non essere accusati e condannati rispettivamente per razzismo; omofobia; negazionismo; complottismo; filoputinismo…
Ma perché si vuole imporre l’uniformità sessuale?
Se le strategie e gli strumenti per indurre le masse ad accettare delle follie sono ora chiari, resta la domanda che avevamo posto all’inizio della presente recensione: perché le oligarchie vogliono che avvenga questo, e si adoperano per farlo con gran spiegamento di mezzi e investimenti miliardari? Perché una tale manipolazione di massa?
Scrivono gli autori di Unisex: le grandi oligarchie occidentali intendono realizzare la «creazione di un “uomo nuovo” totalmente manipolato e coerente con le prospettive egemoniche di un Nuovo Ordine Mondiale. Un uomo che si vuole senza identità, cultura, religione, famiglia; un uomo che si vuole trasformato in una “monade” solitaria, senza sicurezze, spiritualmente e socialmente “precario”, insicuro di fronte all’esistenza, privo della mediazione dei corpi sociali intermedi e reso in tal modo servo di desideri, bisogni e idee indotte».
Insomma, una manipolazione di massa per dominare un’umanità artificiale totalitariamente mercificata, ormai transumana o subumana, schiava incosciente di una ristrettissima élite.
Per chi è interessato a nostre recensioni di altri libri (rispettivamente scritti da Diego Fusaro, Aurelio Pace-Carlo Di Pietro e Andrea Rega) incentrati sulla critica dell’imposizione da parte dei poteri occidentali di una sessualità consumistica, innaturale e non fondata sull’amore e sul rispetto del corpo e della spiritualità altrui, può leggere:
Il sesso sporco del neocapitalismo
Teoria gender sì, teoria gender no
Neocapitalismo, erotomania e pornocrazia
Le immagini: a uso gratuito da pexels.com.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, nn. 211-212, luglio-agosto 2023)