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Ecologismo e terrore climatico come lotta di classe…

…dei ricchi contro i poveri del pianeta. L’obiettivo delle élite capitaliste e da secoli inquinatrici è sempre il solito: arricchirsi. Stavolta stimolando nuovi settori economici e finanziari “green”, per di più pagati coi nostri soldi. Controllo climatico (forse), macelleria sociale (sicuramente). E l’Italia è nel mirino…

Rino Tripodi by Rino Tripodi
1 Maggio 2023
in ATTACCO FRONTALE, ECONOMIA-FINANZA-SPESA, MONDO E GLOBALIZZAZIONE, SCIENZA-AMBIENTE-ECOLOGIA-CAMBIAMENTI CLIMATICI-INQUINAMENTO, SOTTO I RIFLETTORI, TEMATICHE CIVILI
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Ecologismo e terrore climatico come lotta di classe…
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…dei ricchi contro i poveri del pianeta. L’obiettivo delle élite capitaliste e da secoli inquinatrici è sempre il solito: arricchirsi. Stavolta stimolando nuovi settori economici e finanziari “green”, per di più pagati coi nostri soldi. Controllo climatico (forse), macelleria sociale (sicuramente). E l’Italia è nel mirino…

«Signora mia, non ci sono più le brutte giornate di una volta!». Questo è quanto potrebbe essere estrapolato da un dialogo tra due radical chic dei nostri tempi. Nello scorso numero di LucidaMente 3000 avevamo parlato dell’ideologia ecologista come di una sorta di nuova religione messianica. Ora intendiamo cercare di capire quali interessi stiano dietro tale battage propagato da anni dai centri di Potere e dai media mainstream a esso asserviti. E perché si stia così configurando una nuova lotta di classe dei ricchi contro i poveri.

“Transizione ecologica” o finanziaria? «Il nuovo oro»
I primi, infatti, grazie anche alla globalizzazione, a due anni di pseudopandemia e pseudovaccini, alle vendite a domicilio e alla green economy, stanno diventando sempre più ricchi. I secondi, invece, sempre più poveri. Ciò vale anche per nazioni ricche e nazioni povere.

È un economista ed è stato preside della facoltà di Economia dell’università di Chieti-Pescara. Ha diretto la rivista scientifica Journal of Commodity Science, Technology and Quality. È responsabile scientifico del Research Centre for Evaluation and Socio-Economic Development, membro dell’United Nation Academic Impact. Ha scritto Il climatismo, una nuova ideologia (Edizioni 21mo secolo). In realtà Mario Giaccio non è uno scienziato del clima, ma un esperto economista che analizza le implicazioni della decarbonizzazione, della “transizione ecologica”, delle energie alternative e della green economy. Ecco di seguito, in sintesi, alcune riflessioni dello studioso tratte da quanto affermato nelle sue pubblicazioni, nelle sue interviste e nei suoi interventi.
Le spese per il clima fanno diminuire i fondi contro le disuguaglianze sociali e per l’agricoltura, mentre la green economy si rivela sempre più un grosso affare per capitalisti e speculatori finanziari. Non a caso, l’Iif (Institute of international finance; in pratica, il cartello della finanza mondiale), in una sua pubblicazione del 9 dicembre 2019, l’ha definita «il nuovo oro». E indovinate di chi fa parte della “task force per il clima”, creata nel 2015 dal Financial Stability Board della Bank for International Settlements? Le maggiori banche mondiali, fondi di investimenti, imprese di assicurazione, industrie petrolifere, siderurgiche, minerarie, chimiche.
L’ecologismo è un business per i giganti finanziari e industriali greenwashing
La Goldman Sachs ha promosso il primo indice globale di titoli ambientali, prontamente finanziato dalle maggiori banche sociali e da varie altre società. Quando vi arrivano proposte di investimento nella “finanza etica”, sappiate che la morale è l’ultimo degli obiettivi di tali azioni, che sono semplici speculazioni belle e buone.

Il profitto aumenta anche perché gli Stati finanziano fonti di energia come quelle eoliche o solari, che, dopo trent’anni di incentivazioni, non sono ancora competitive rispetto a quelle tradizionali. Le imprese sono pertanto lautamente foraggiate, altrimenti mollerebbero l’affare. Le aziende che sono saltate in anticipo sul carro green e hanno investito in prodotti e tecnologie che sarebbero state imposte da economia, politica sovranazionale, media, si sono assicurate enormi e sicuri profitti.
Infine, rasenta il ridicolo (ma non lo è) il meccanismo degli Ets (European Union Emissions Trading System), ovvero il Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’Unione europea, che ha indotto alla creazione di un vero e proprio mercato finanziario. Esso è legato ai certificati dei crediti di CO₂, con le aziende con minori esalazioni di biossido di carbonio che possono rivendere i permessi a quelle che ne emettono maggiormente. Veri e propri titoli finanziari, hanno rappresentato un’enorme opportunità per speculatori e truffatori.
Ha affermato Giaccio: «La finalità dell’ideologia climatica non è il benessere del pianeta e dei suoi abitanti, è il benessere della grande finanza».
Filantropia e carità ipocrite
È atavico costume dei capitalisti e degli speculatori, soprattutto nei paesi anglosassoni, usare la carità e i nobili obiettivi sociali come mezzo per “ripulirsi” e addirittura aumentare la propria influenza e arricchirsi ancor di più. A questo argomento ha dedicato un intero libro Linsey McGoey, docente di Sociologia presso l’Università dell’Essex. La pubblicazione s’intitola, nell’edizione italiana, Altro che filantropi! (Arianna Editrice), e ci auguriamo di recensirla quanto prima.

La studiosa afferma che la nuova filantropia «riproduce il modello di business con cui si ottengono profitti nel sistema del capitalismo moderno». Pertanto, anche nel campo delle buone intenzioni “verdi”, quando vedete un capitalista benefattore ecologista, chiamate subito i carabinieri!
Multinazionali inquinatrici divenute ecologiste
Scrive ancora Andrea Tosatto nel suo Torna libero in tre mosse, da noi stessi recensito in questo stesso numero di LucidaMente 3000 (vedi Denudare le menzogne del Potere): «Qualunque cosa si possa pensare circa i pericoli della CO₂ e circa i rischi di riscaldamento globale, è indubbio che quelle stesse multinazionali e quegli stessi megamiliardari che da decenni sono dietro alla globalizzazione dell’economia mondiale sono ora diventati i principali sostenitori del movimento di decarbonizzazione […]. La cosiddetta “finanza green”. […] Da anni i giganti della finanza hanno iniziato a dirottare i loro soldi verso aziende climate-friendly […]. Si tratta, sostanzialmente, di raccogliere miliardi di dollari di nuova ricchezza per le banche globali e per i giganti finanziari».

È ovvio che, con tali interessi in ballo, «i più grandi gruppi finanziari del mondo, le banche centrali e le multinazionali globali contribuiscono in maniera decisiva alla spinta mediatica attuale verso l’attenzione ossessiva ai cambiamenti climatici». Del resto, non c’è spot, persino di autovetture o di alcoolici, che non lanci un messaggio “green”. Si arriva così al paradosso che i Rockfeller, da molto più di un secolo tra i maggiori produttori di petrolio e combustibili fossili, nonché massacratori dei diritti dei lavoratori, sostengano «il dibattito sui cambiamenti climatici» e finanzino «scienziati, ambientalisti, Ong e attivisti contro Big Oil!». Non ci sarebbe da aprire gli occhi?
Pagheremo caro, pagheremo tutto… Esproprio proletario? No, esproprio dei proletari
Qualcuno potrebbe replicare: “Beh, i potentati economici hanno sempre fatto il proprio interesse, almeno ora si arricchiranno con modalità ambientaliste”. Magari ci fosse solo il greenwashing! Magari tutte queste speculazioni economico-borsistiche portassero a un pianeta sempre più verde! Il problema è che la cosiddetta transizione ecologica si farà sulle spalle dei cittadini comuni, prelevando loro dalle tasche miliardi di dollari ed euro. Come?

Ormai è preoccupazione comune della gente “normale”: i risparmi faticosamente accumulati in una o più vite non basteranno più per far fronte alle nuove spese imposte dall’alto, tra le quali quelle di bollette e carburanti; si dovranno demolire le auto a combustione interna e acquistare voluminose e costosissime auto elettriche; si dovranno rendere le case “ecologiche”; gli alimenti tradizionali (e sani) costeranno sempre di più per essere rimpiazzati da farine di insetti, bistecche sintetiche e preparati chimici da laboratorio.
Un continuo ecosalasso per favorire i già ricchissimi. Un ecoclassismo per impoverire le classi medio-basse dell’Occidente e dell’Italia in particolare (il resto del mondo se ne frega della cosiddetta, nella neolingua, transizione ecologica). Insomma, dal sessantottino “esproprio proletario” all’esproletariato, l’esproprio dei poveracci.
Ai danni di Occidente e Italia
Eh, sì, visto che il Belpaese ha tutto da rimetterci da tali politiche imposte dall’alto: è quello con più risparmi; è quello con un parco macchine abbastanza vecchio e, abitando molti cittadini in centri periferici e sparsi per il territorio non serviti da mezzi pubblici, si è costretti a usare le automobili; è quello con la maggiore percentuale di proprietari di case, per di più spesso antiche; è quello con la cucina più apprezzata e sana al mondo (vedi Dieta mediterranea) e con un sistema agroalimentare e zootecnico a basso impatto ambientale e competitivo (il che infastidisce gli altri Paesi produttori di alimenti di bassa qualità e gusto).

Poiché prelievi forzosi, patrimoniali e tasse sulla casa e sulle autovetture sono stati sempre impopolari, e oggi lo sarebbero ancor di più, ecco le cripto patrimoniali e cripto Imu, i cripto superbolli. E poiché gli italiani sono molto legati alle tradizioni gastronomiche e i loro prodotti sono in concorrenza con quelli, di inferiore qualità, di altri mercati esteri, possiamo parlare di concorrenza sleale.
Illusioni ottiche e imposizioni ideologiche del Potere
Per costringere le persone ad abbandonare vecchi consumi e stili di vita per convertirsi al green, dagli alimenti ai carburanti, o si fanno diventare più convenienti i nuovi prodotti o si fanno diventare insostenibili le spese per quelli tradizionali. Per ora, siamo alla seconda strategia. Inoltre, il Potere può operare a livello psicologico, con un lavaggio del cervello collettivo, alternando l’instillazione di sensi di colpa alla promessa di un mondo meraviglioso che non si verificherà mai.

Energie “pulite” o autovetture elettriche producono esternalità negative forse maggiori dei combustibili fossili o dei motori endotermici. Quello che cambia è la percezione delle persone, che vedono linde e angeliche le pale eoliche, i pannelli solari o le auto elettriche. Sapessero quanto inquinamento, risorse minerarie di nazioni asservite, sfruttamento e problemi di smaltimento ci sono dietro!
Ma, oltre al fanatismo ideologico fomentato e gli interessi dei potenti della Terra, siamo proprio sicuri che l’attuale fase di riscaldamento climatico del pianeta sia senza precedenti nella storia dell’umanità e sia causata dal fattore umano? È davvero in atto un così grave e irreversibile cambiamento climatico? Lo si può arrestare? O cicli climatici anche estremi sono sempre esistiti (e l’umanità non può che adattarvisi con intelligenza e interventi tecnici)? Affronteremo tali questioni sul prossimo numero di questa rivista.

Rino Tripodi

(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 209, maggio 2023)

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Tags: cambiamento climaticoclimaecologiafocusintolleranzalotta di classe
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Comments 1

  1. Simone says:
    2 giorni ago

    Gran pezzo di giornalismo, veramente serio e non manco di elogiare la completezza con cui espone argomenti che farebbero rabbia a tanti al solo pensiero di parlarne in pubblico.

    Rispondi

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