Pubblicato lo scorso febbraio, “Alla ricerca della vita” (13Lab Editore) è il decimo libro dell’autore milanese, che racconta, con un avvincente thriller d’azione, la teoria scientifica sull’ipotetico organismo vivente da cui tutti gli altri discenderebbero
«La narrazione – e non la scienza, la filosofia, la religione ‒ può essere lo strumento, il mezzo più potente posseduto dall’umanità per conoscere». Nello scorso febbraio è uscito il nuovo romanzo dello scrittore milanese Giovanni Nebuloni, autore e fondatore della corrente Fact-Finding Writing. Si intitola Alla ricerca della vita (13Lab Editore, Milano, pp. 236, € 14,00) ed è il suo decimo romanzo.
Bisogna prenderne il titolo alla lettera: le storie delle protagoniste del libro – tutte donne – ruotano intorno alla ricerca di un Luca, ovvero di un last universal common ancestor. Si fa riferimento al più recente antenato da cui discenderebbero tutti gli organismi viventi. Trovarlo è l’obiettivo di Barbara, una ricercatrice italiana che lavora in Sudafrica, presso un campo di studi organizzato da un’azienda farmaceutica. Nello stesso campo in cui si cercano i principi della vita, muoiono due uomini. Da questo momento in poi, la storia di Barbara si intreccerà a quella di altre due donne, la sua sorella gemella e visionaria, Serena, e Claudia, funzionaria dell’Organizzazione mondiale della sanità. Quest’ultima svolge indagini per conto di una multinazionale farmaceutica che, a fronte di pagamenti extra, la invia in Sudafrica per seguire le scoperte del gruppo di ricerca. Il primo atto con cui il romanzo si apre, è un omicidio commesso da Claudia.
La storia che è raccontata in Alla ricerca della vita è inaspettata. Alla razionalità delle indagini scientifiche si contrappone la descrizione della follia, nello specifico di Serena, la sorella della ricercatrice. Sarà proprio lei a condurre però il lettore verso il finale della storia. Affetta da schizofrenia, e per questo fatta ricoverare in psichiatria, Serena rappresenta quell’aspetto inspiegabile della scienza, che ha qualcosa in comune con l’intuizione.
La pista che la ragazza segue per scoprire la verità sulla sorella è fatta di sensazioni, sogni, epifanie. Ma, come detto, è proprio attraverso di lei che il romanzo porta alla luce la verità. Tutti i personaggi della storia hanno in comune l’intenzione di capire, conoscere, scoprire. Non è un caso poiché l’autore stesso, quando scrive, si aspetta di arrivare alla fine del romanzo con un bagaglio di conoscenza in più. Come più volte approfondito su LucidaMente, Nebuloni ha creato il Manifesto della corrente letteraria della Fact-finding writing, scrittura conoscitiva o scrivere per conoscere: nel moto perpetuo dell’imprescindibile scrittura, da cui è tratta la citazione che ha introdotto questo articolo. In un passaggio del Manifesto spiega in che modo chi narra una storia arriva, a fine romanzo, a scoprire qualcosa che non sapeva. Il libro diventa così un percorso di esplorazione tanto per chi legge, quanto per chi scrive, afferma Nebuloni.
Il racconto, infatti, può, attraverso il linguaggio, abbracciare e diffondere nozioni di tutte le altre discipline. Un romanzo può offrire al lettore l’accesso a informazioni su argomenti di cui, magari, non avrebbe mai letto (non è facile che qualcuno che non sia del settore si trovi a leggere senza sforzo un trattato di filosofia, o un manuale di medicina).
Nebuloni traduce per i lettori conoscenze tecniche in forma di romanzo. La storia è scorrevole, avvincente e avventurosa. Sono privilegiati i dialoghi tra i personaggi, come se ci trovassimo di fronte a una sceneggiatura. Non ci sono lunghe descrizioni e il ritmo delle conversazioni mantiene viva l’attenzione e aumenta pian piano. L’originalità è poi una caratteristica del libro, sia da un punto di vista formale che contenutistico. Anche se Nebuloni afferma l’importanza della trama sugli aspetti stilistici della scrittura, i due livelli sono interconnessi. Ad esempio, quando il racconto ha come soggetto Serena, il discorso passa dalla trattazione scientifica all’uso di espressioni più libere, che rispecchiano la confusione in cui si trova la ragazza (anche se solo apparente, poiché, pur senza sapere più neanche il proprio nome, in realtà sta seguendo una sua logica).
Un coinvolgente thriller, che offre la possibilità di apprendere qualcosa in più sulle origini degli esseri viventi e che costringe a porci qualche domanda sull’esistenza dell’uomo e sugli aspetti che la compongono: la vita e la morte, la razionalità e la follia.
Le immagini: la copertina del libro di Giovanni Nebuloni Alla ricerca della vita, 13Lab editore, Milano, 2018.
Roberta Antonaci
(LucidaMente, anno XIII, n.149, maggio 2018)
La nostra rivista si è spesso occupata della produzione narrativa di Giovanni Nebuloni. Ecco un elenco degli articoli già pubblicati, a firma di vari redattori: Alla ricerca del vero: romanzo o realtà? Giovanni Nebuloni ai confini tra cinema e narrativa Le riflessioni di Giovanni Nebuloni sulla scrittura conoscitiva 2 Le riflessioni di Giovanni Nebuloni sulla scrittura conoscitiva 1 Un romanzo che indaga su una scienza e una religione folli La Fact-Finding Writing come forma conoscitiva «…i luoghi dove più si addensava l’energia dell’universo» «La testa era collegata a fili che pendevano dall’alto» Realtà e finzione nel “fact-finding writing” Una tela di mistero tessuta da religioni, servizi segreti e amore Nel ventre profondo della divinità Dalla metropolitana alla steppa mongola Un oscuro enigma di 3500 anni fa Un rapido succedersi di abili e sorprendenti colpi di scena «Il “doppio” può essere la morte» La polvere eterna di Giovanni Nebuloni