Riguardo i mutamenti del clima e la loro correlazione con le attività umane, in particolare l’emissione di anidride carbonica, poche sono le certezze e molti i dubbi. Sulla realtà e sulla razionalità prevalgono l’intollerante terrorismo woke e l’ideologia mainstream
Negli scorsi due numeri di LucidaMente 3000, si è affrontato il tema della violenta intolleranza del fanatismo climatista (La religione ecologista) e delle devastanti ricadute della cosiddetta transizione ecologica sulle classi sociali medio-basse, il tutto a favore delle élite economico-finanziarie (Ecologismo e terrore climatico come lotta di classe…). In questo terzo contributo si vogliono manifestare alcuni dubbi sulla dominante ideologia del cambiamento climatico da cause antropiche, propagandata da mass media e poteri sovranazionali.
Dopo la recente tragedia in Romagna, parlare di eventi meteorologici e di clima è divenuto un argomento sempre più scivoloso. Gli ecoterroristi e i “giornaloni” hanno colto al volo l’occasione per sostenere che le alluvioni sono causate dai cambiamenti climatici dovuti all’uomo e non da un normale maltempo. Altri (comprese alcune testate simpatizzanti del centrodestra) si sono scagliati contro la gestione del territorio da parte della Regione rossa per eccellenza, che, a quanto pare, non ha amministrato bene i copiosi fondi a disposizione (leggi Antonio Amorosi, Maltempo in Emilia Romagna? Il clima non c’entra, colpa degli amministratori; Disastro Emilia, le colpe di Bonaccini. Ora ci sono le carte che lo provano).
Cosa hanno fatto Bonaccini e Schlein in Emilia-Romagna?
In particolare, ci si è chiesti se negli scorsi anni presidente (Stefano Bonaccini) e vicepresidente (Elly Schlein) della Regione Emilia-Romagna, devastata dalle piogge e dai conseguenti allagamenti, avessero fatto il possibile affinché il territorio fosse meno esposto alla prevedibile catastrofe.
Per di più, fino allo scorso 24 ottobre 2022, l’attuale segretaria del Partito democratico era vicepresidente della Giunta regionale con la seguente delega (delibera n. 21 del 28 febbraio 2020): «Coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica» (qui l’atto di nomina recuperato sempre da Amorosi per affaritaliani.it).
Al riguardo, nel 2022 è stato formulato un ambizioso Patto per il lavoro e per il clima, sottoscritto, oltre che dalla Regione, da decine di enti, associazioni, sindacati, ecc. Un lunghissimo documento verboso, burocratico, infarcito di periodi e frasi infiniti e contorti, in cui ci si perde, e spesso scritto nella neolingua tecnocratica cara all’Unione europea. A p. 28 vi si legge che occorre «Investire, anche grazie alle risorse del Next Generation EU, in un Piano strategico di manutenzione, difesa e adattamento degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti, e di prevenzione del dissesto idrogeologico e di difesa della costa attraverso una programmazione pluriennale condivisa con gli enti locali e con tutti gli attori coinvolti; una strategia fondata sul rafforzamento delle conoscenze su rischi e vulnerabilità, che individui priorità, pianifichi interventi di prevenzione da attuare nel breve e nel medio lungo termine». I grassetti sono nostri… Si tratta proprio delle azioni che avrebbero salvato vite umane ed evitato miliardi di danni. Sono state realizzate?
Tuttavia, al di là dello scontro mediatico-politico, il Fatto Quotidiano ha scritto che l’Emilia-Romagna è la regione d’Italia più cementificata e quindi impermeabile alle piogge: ben il 45,6% dei suoi territori sono potenzialmente allagabili (vedi Thomas Mackinson, La grande beffa della prevenzione del rischio: in 20 anni 11mila progetti finanziati e meno della metà realizzati. E non è colpa del clima).
La percezione e la verità
La percezione individuale e soggettiva del clima è del tutto inattendibile: “Fa troppo freddo”; “Fa troppo caldo”; “Sto tremando dal freddo”; “Mi sto sciogliendo dal caldo”; “Non ci sono più le mezze stagioni”… Insomma: “Piove, governo ladro!”. Ricordiamo personalmente che i contadini si lamentavano sempre: “Non piove mai, i raccolti son tutti bruciati”; “Ha piovuto troppo, i raccolti son tutti rovinati”. Per cogliere ipotetici mutamenti, occorre invece rapportare tutto a lunghi o lunghissimi periodi.
È un miracolo che da migliaia di anni sulla Terra le variazioni di temperatura oscillino tra qualche decina di gradi, che piogge e temporali siano abbastanza regolari e quasi mai devastanti, che i venti non siano turbini mostruosi. Il tutto è legato a decine di fattori quali l’atmosfera, il campo magnetico, l’abbondante presenza di acqua, le correnti marine, i venti, il vulcanismo e i movimenti tettonici, la presenza di un satellite come la Luna, la giusta distanza dal Sole, la presenza di un megapianeta come Giove che attira su di sé i meteoriti e le comete… E tante altre condizioni che da qualche milione di anni stanno rendendo la Terra un pianeta vivibile per molte creature – e non è detto che tra queste ci sia stata sempre o sempre debba esserci la specie umana…
Nel corso dei suoi 4,54 miliardi di anni la Terra non è sempre stata così (in passato è stata totalmente coperta di magma, colpita da continui meteoriti, interamente ghiacciata, ecc. ecc.). E basta osservare i vicini pianeti, nostri gemelli rocciosi, Venere e Marte (e gli esopianeti scoperti e studiati al di fuori del sistema solare) per capire che sono rarissime e molto brevi le condizioni che rendono un pianeta in grado di ospitare anche solo primitive forme di vita.
Pure per Venere e Marte, se sono inabitabili, “la colpa è dell’uomo”? Beh, lasciate almeno che il cosiddetto essere umano sia tanto folle da raggiungerli!
La normalità delle catastrofi “climatiche”
Insomma, aspettarsi che su tutta la Terra non faccia mai troppo caldo né troppo freddo, che piova regolarmente, ma non tantissimo, che l’umidità sia costante, che il vento sia sempre una dolce carezza, che non si verifichino mai tempeste, uragani, tifoni, è tipico di persone che sarebbero da inviare dentro la macchia rossa di Giove o su Saturno, dove i “cambiamenti climatici” sono quotidiani, o su Nettuno, dove i venti spirano costantemente a ben 2.200 km/h, i più intensi dell’intero Sistema solare.
In realtà, nelle poche centinaia di migliaia di anni durante le quali la Terra ha avuto un clima adatto alla vita, si son sempre verificati cambiamenti climatici molto forti e, comunque, non sono mai mancati siccità, alluvioni, uragani, insomma sconvolgimenti del tutto indipendenti dagli uomini. Che, in effetti, cinquantamila anni fa, erano poche centinaia di migliaia, per divenire circa 160 milioni alla nascita di Cristo, quindi 254 milioni nell’anno 1000. Poi, il boom: un miliardo e mezzo nel 1900, 2 miliardi e mezzo nel 1950, fino ad arrivare agli oltre 8 miliardi attuali.
Alcuni esempi: circa dodicimila anni fa lo Stretto di Bering era ghiacciato e collegava l’Alaska alla Siberia; al contrario, alla fine del X secolo la Groenlandia era talmente ricca di prati e vegetazione che fu appunto chiamata “terra verde” dal vichingo Erik il Rosso. Vi è stato un Periodo caldo medievale dal IX al XIV secolo e una Piccola era glaciale tra XIV e XX secolo. Il XX e l’inizio del XXI secolo non sono stati estremi.
Pertanto, anche prima che si scatenasse la canea climatista e l’attribuzione alle attività umane di ogni catastrofe ambientale e di ogni sciagura legata al meteo, e persino di un epocale cambiamento climatico, si sono avuti lunghi periodi molto caldi o molto freddi e disastri di ogni tipo. Sempre relativamente alla percezione umana; sul Sole (5.500 gradi Celsius in superficie) o su Urano (-214 gradi) il problema neppure si pone…
Tanto per rammentare…
Centinaia sono le alluvioni in Italia segnalate negli annali storici, con innumerevoli vittime: ricordiamo solo la Rotta della Cucca dell’859 d.C., la Rotta del Pinzone del 950, gli straripamenti dell’Arno nel 1167, nel 1333, nel 1680, nel 1777 e nel 1844; l’Alluvione di Palermo (1931); il Disastro di Molare (1935, 111 morti).
Tra quelle più recenti (dati del Cnr), le alluvioni del 1951, prima in Calabria, poi nel Polesine (169 morti complessivi), quella del 4 novembre 1966, che colpì l’Italia nord-orientale e allagò Firenze (134 vittime), e molte altre. Tutte avvengono con una triste costanza che non è aumentata negli ultimi anni.
Certo, ciò che è cambiato nel corso dei secoli è l’aumento della popolazione, l’edificazione di case e altre strutture edilizie, per cui, che vi sia un terremoto, un’alluvione o una frana, le vittime sono molte di più di duemila anni fa. Per non dire dell’abbandono di alcune zone, come quelle collinari, e della scarsa cura del territorio, soprattutto bacini e corsi d’acqua, boschi, ecc. Inoltre, vi sono più dati, più informazioni e più diffuse, per cui tutto appare più cospicuo.
Identico discorso vale per le siccità. Famose quelle del 1539-40, del 1616, del 1741, del 1893, del 1921, ecc.
L’assurdità di collegare fenomeni slegati tra loro
Ma, per l’ingenuità o la malafede degli ecoterroristi, staremmo vivendo eventi mai verificatisi prima e tutti causati dalle attività umane, in particolare se emettono la povera anidride carbonica (che, invece, fa crescere le piante più velocemente). Piove troppo? “È colpa del cambiamento climatico!”. Piove poco? “È colpa del cambiamento climatico!”. C’è un aumento della mortalità post inoculazioni anti Covid? “È colpa del cambiamento climatico”.
Innanzi tutto, occorre dire che tali posizioni estremiste spesso confondono e mescolano la cattiva gestione dei rifiuti, l’inquinamento, gli eventi catastrofici legati al maltempo (troppa pioggia o siccità) e i veri e propri mutamenti del clima, che vanno misurati in secoli o millenni. La spazzatura gettata dappertutto dai maleducati o non raccolta dalla nettezza urbana fa schifo, ma, per lo più, non provoca inquinamenti disastrosi. L’inquinamento procura molti danni all’ambiente e alla salute pubblica, ma non incide troppo sugli eventi meteorologici. Un’ondata di piogge torrenziali o di siccità non è indicativa di cambiamenti climatici.
Insomma, le cattive condizioni meteorologiche e le eventuali catastrofi da esse provocate non provano di per sé che sia in atto un epocale cambiamento climatico, in particolare dovuto a cause antropiche, e che sia necessaria una salvifica “transizione ecologica o energetica”, i cui effetti negativi potrebbero risultare maggiori dei presunti benefici.
C’è chi dice no…
Sono sempre di più gli scienziati e gli esperti che smontano con fatti e argomentazioni inoppugnabili gli isterismi ecologisti e le loro costruzioni artefatte.
La Fondazione Clintel (Climate intelligence) ha elaborato una Dichiarazione mondiale sul clima. È anche un appello, sottoscrivibile dagli scienziati (l’hanno via via firmato in 1.500, da tutto il mondo; tra i 200 italiani, gli studiosi di Fisica dell’atmosfera Franco Prodi e Nicola Scafetta). In essa si afferma chiaramente che Non c’è alcuna emergenza climatica. Il primo firmatario è il norvegese Ivar Giaever, nel 1973 premio Nobel per la Fisica. Egli ha considerato che l’aumento in 150 anni di appena lo 0,3% della temperatura superficiale media sulla Terra indica una straordinaria stabilità.
L’insospettabile Chicco Testa ha scritto un libro dal significativo titolo: Elogio della crescita felice. Contro l’integralismo ecologico (Marsilio, 2020, pp. 128, € 12,00) e ha rilasciato alcune interviste al riguardo. Vi si afferma che la crescita energetica dei Paesi non può avvenire con pannelli fotovoltaici, pale eoliche, auto elettriche, ecc. Se l’energia non è economica, addio sviluppo della società. In ogni caso, nel 2030 le emissioni europee di quell’anidride carbonica ritenuta colpevole del riscaldamento globale e dell’apocalisse prossima ventura peseranno per il 6-7% a livello globale e quelle dell’Italia per meno dell’1%.
E c’è da aggiungere che l’incidenza dell’uomo sulle esalazioni di biossido di carbonio si aggira sul 6-8% del totale; il restante è dovuto a fenomeni naturali, tra i quali il vulcanismo. Pertanto, il peso dell’Europa e dell’Italia sulle emanazioni totali, naturali e antropiche, si riduce a pochi decimali. Insomma, si chiedono enormi sacrifici economici e macelleria sociale per nulla.
Il professor Franco Battaglia, che da anni scrive articoli su LaVerità, nella speranza di far aprire gli occhi sul fanatismo climatista, ha scritto Non esiste alcuna emergenza climatica. Perché la pretesa di governare il clima della Terra è una illusione (21mo Secolo, 2020, pp. 80, € 10,00). Lo scienziato sostiene che è indubbio che la CO2 sia aumentata da decenni, eppure, tra il 1940 e il 1980 e tra il 1998 e il 2015, le temperature medie sono scese. Pertanto, ridurre drasticamente le emissioni di diossido di carbone non servirebbe affatto ad abbassare le temperature globali.
I già citati Prodi e Scafetta ritengono che il riscaldamento globale sia causato da incontrollabili cicli naturali e millenari cicli solari, detti Oscillazioni o Ciclo di Eddy (Tutti parlano di cambiamenti climatici. E sottovalutano il sole).
Falsificazioni…
I dati “inoppugnabili” sul cambiamento climatico sarebbero stati addirittura falsificati ad arte (cfr. qui). Persino la vulgata diffusa e ormai assunta come dogma dell’unanimismo degli scienziati sull’attribuzione della CO2 antropica come causa del cambiamento climatico si baserebbe su una manipolazione: su tale posizione non verterebbero il 97% degli articoli scientifici complessivi considerati (circa 12.000), come si afferma, bensì il 97% degli scritti che hanno assunto una posizione possibilista sull’origine antropica delle trasformazioni del clima (solo il 30,9% del campione).
Ma di questo scarso terzo – circa 4.000 contributi – soltanto 64 affermano esplicitamente che il riscaldamento globale è dovuto all’uomo: meno dell’1%! In ogni caso, il restante 69,1% non si allinea. E, se pensate all’aria d’intolleranza che tira, si tratta di un numero enorme: considerate quanti preferiscono astenersi per non schierarsi contro la tesi del pensiero unico, rischiando la propria carriera, se non lo stesso posto di lavoro.
…e proposte pragmatiche
E per i disastri che sono periodicamente provocati da eventi meteorologici estremi? Risponde Clintel Italia (Dialoghi sul clima. Tra emergenza e conoscenza, a cura di Alberto Prestininzi, Rubbettino, 2022, pp. 368, € 22,00): «Servono opere e infrastrutture per il governo delle acque e migliorare il sistema del controllo del rischio meteorologico della Protezione civile». Anche per le questioni riguardanti la produzione energetica e le relative speculazioni, Clintel Italia ha elaborato un razionale progetto di legge.
Il problema è che, come per argomenti sui quali si è deciso a priori il giusto/sbagliato, il buono/cattivo, il vero/falso, quali guerra in Ucraina, Covid/inoculazioni forzate, nuovi costumi sessuali a scapito della famiglia naturale, chi pone dubbi sul totalitarismo climatista viene immediatamente zittito dall’intolleranza woke…
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 210, giugno 2023)
Anche io non la vedo così pesante la situazione sul cambio del clima, ma che sia solo allarmismo non c’è nulla di sicuro.