A settecento anni dalla morte del poeta fiorentino, finalmente si può dire la verità sul losco figuro. Ma anche su Platone, Virgilio, Colombo, Leopardi, Garibaldi e… Che Guevara
Dante Alighieri morì a Ravenna nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321. Dunque, ricorre il settecentesimo anniversario della sua scomparsa. Nonostante la pandemia, si cercherà di celebrare la figura di questo fanatico integralista cattolico, capace di inventarsi un suo viaggio nell’aldilà, in ben cento, lunghissimi canti, tormento degli attuali studenti, che certo vorrebbero che a scuola si insegnasse il bel messaggio di Jovanotti o dei trappers.
Il fiorentino era intollerante al punto da porre la nobile figura del profeta Maometto nell’Inferno (canto XXVIII), esattamente nella IX bolgia dell’VIII cerchio, tra i seminatori di discordie, condannati a essere tagliuzzati dalla spada di un diavolo. Altro che l’apertura ecumenica e universale di papa Bergoglio! Insomma, Dante era un fascista! Così come lo sarà, a inizio Ottocento, Giacomo Leopardi, che oserà deridere ne La ginestra «le magnifiche sorti e progressive». In pratica, un chiaro attacco all’ideologia progressista, che tanto bene ci sta arrecando con il web, il multiculturalismo, l’abbattimento del passato in nome dei nuovi valori del globalismo! La pandemia? Uno sfortunato incidente, che, però, ci sta permettendo (e per sempre) di vivere una dimensione nuova e di acquistare in Rete da casa, avendo così l’opportunità di gustare le delizie gastronomiche global, come ogni Weltbürger che si rispetti. Passando al mondo antico, era fascista Platone, uno che escludeva i fricchettoni dalla sua Repubblica, del tutto antidemocratica. Del resto, erano fascisti tutti i greci, sporchi schiavisti ai tempi di Pericle, e, nel 1967, coi colonnelli golpisti. Pertanto, bene ha fatto la trojka Ce-Bce-Fmi a ridurli alla fame.
Ovviamente erano fascisti tutti gli antichi romani, dall’erotomane Ovidio al massacratore di popoli oppressi Giulio Cesare (e per fortuna che c’era Asterix!), da Cicerone all’imperatore Adriano, dal nazionalista Virgilio a Marco Aurelio, legati com’erano alla patria, alla tradizione, alla volontà di potenza… Imperialisti! Fascisti erano pure tutti gli artisti dal Medioevo alle Avanguardie storiche, sia che ci annoino con le scene sacre, sia che usino il corpo delle donne, esaltandone la bellezza in modo sessista. E quanto ripugnante era il fascismo di Cristoforo Colombo! Per causa sua si è giunti alla distruzione della civiltà azteca, coi suoi simpatici riti incruenti. Per fortuna, ci ha aperto gli occhi il movimento antifa, abbattendo e dileggiando le sue statue.
E, per il suo maschilismo, sebbene dicesse che amava tutte le donne con cui faceva l’amore, apparteneva alla stessa risma Giacomo Casanova. E che dire del militarista Giuseppe Garibaldi, massacratore, attraverso Nino Bixio, dei contadini di Bronte? La Filosofia e la Musica, tra le più grandi vette dell’umanità, sono fasciste perché vi compaiono pochissime donne. Sono fascisti – il va sans dire – anche i film francesi interpretati da Jean Gabin! Il bel tipo incarnava il genere maschile, un po’ rozzo e sbrigativo, spesso appartenente alla classe operaia, al proletariato, al popolo… Avete sentito bene? Erano film populisti, quindi fascisti! Altro attore fascista era Totò, con i suoi lazzi su mogli, donne, neri e islamici (che islamofobo!). Per fortuna, nella Storia ci sono pure gli antifascisti e i popoli oppressi dall’imperialismo, che si ribellano. Ad esempio, i mongoli di Gengis Khān, che rappresentarono la sollevazione dell’Asia contro l’imperialismo europeo. O gli arabi, che liberarono l’Africa settentrionale, la Spagna, la Sicilia e mezza Asia occidentale. Dopo tutto, erano migranti anche loro, no? Lode eterna a Fidel Castro e Che Guevara, anche se la loro sadica repressione dei gay forse… (leggi Quando il Che chiudeva gli omosessuali nei campi di rieducazione). Beh, a volte capita di sbagliare. Oggi, contro il mostro capitalista americano ed europeo, si erge la comunista repubblica popolare cinese, esempio di libertà e pluralismo, proditoriamente accusata di aver diffuso il coronavirus o averne comunicato tardi i devastanti effetti.
È un delirio? Sì, è un delirio. Il problema è che non è impazzito (forse) chi sta scrivendo, ma centinaia e centinaia di milioni di “progressisti”, di intellettuali, di radical chic, di postsessantottini, di globalisti alleati col grande capitalismo finanziario, con le organizzazioni sovranazionali, coi tycoon della Silicon Valley, che, infervorati come fanatici inquisitori dal dogma del politicamente corretto, davvero la pensano così. E sono disposti a usare dalla censura alla violenza per mettere a tacere chi non la pensa come loro (vedi Fascioprogressismo, fascioglobalismo, fasciofemminismo…). Parafrasando e aggiornando il celebre aforisma (probabilmente di Mino Maccari, ma attribuito anche a Ennio Flaiano), si potrebbe affermare che i fascisti si dividono in due categorie: neofascisti e antifascisti; delle due tipologie, la più fascista è la seconda.
Così si sta espandendo un revisionismo iconoclasta, in cui si mescolano ignoranza di base, mancanza di contestualizzazione storica, fanatismo ideologico intollerante, disprezzo della propria Storia e Cultura, interessi di classe. Avremmo bisogno di altri Dante e Leopardi. Pensate, hanno amato l’Italia fino alla morte e l’hanno resa un’unità nazionale viva e pulsante ben prima della sua effettiva riunificazione politica. Sono stati in grado di congiungere il passato, la tradizione, il mondo classico, con quello cristiano (nel caso del fiorentino) e quello moderno (il recanatese). La Cultura è un’arma potentissima, non solo come aspirazione alla Bellezza, alla Verità, alla Giustizia, ma come fattore della Storia, della politica, della società. Se Dante non avesse creato la lingua italiana (forse un po’ meglio del basic english, no?), se tanti letterati non si fossero sentiti italiani per mille e quattrocento anni dopo la disgregazione dell’Impero romano e la divisione della penisola, invasa decine di volte dagli stranieri e divisa in tanti stati, oggi l’Italia non sarebbe una nazione unitaria (pur se con tanti difetti).
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 183, marzo 2021)
È che tu non sai niente dei fraticelli né di Francesco d’Assisi, caro Rino, perché se ne parla nello stesso modo in cui si parlerebbe degli ebrei se Hitler avesse vinto la guerra.
…Spero tu abbia capito il mio sarcasmo…
Caro direttore, mi hai costretto a girare il tuo articolo ad almeno una ventina di miei amici.
La metà dei quali potrebbero offendersi, se avessero la capacità di riconoscersi nel ritratto impietoso che ne fai.
Forse, anzi senz’altro, non sei il primo a sottolineare l’effetto di rigurgito acido che sta provocando la cultura del “politicamente corretto”. Ma sei il primo a farlo con tanta classe e con tanta dotta scioltezza.
Proverò a farne un poster da appendere nella mia stanza.
Anche se non sono più un adolescente.
E che dire delle accuse a Giuseppe Verdi, reo di avere musicato un’opera razzista e colonialista come l'”Aida”?
La regista Lotte de Beer, a Parigi, ha rivoluzionato l’opera. Via la schiava etiope e via gli uomini neri con il ventaglio. Secondo la regista olandese l'”Aida” è un concentrato di razzismo e sessismo…
E guai a rappresentare “Il mercante di Venezia”. Si rischia l’accusa di antisemitismo!
Meglio chiarire in anticipo che si sta facendo dell’ironia o del sarcasmo perché, come diceva Montanelli, c’è sempre qualcuno che non capisce…
Anche Renato Carosone deve essere messo all’indice. Infatti la canzone “Caravan Petrol” non viene più trasmessa in originale.
Vietato citare Allah…
Aggiungo che un’industria dolciaria svizzera, a causa delle pressioni subite, ha cambiato la denominazione di un suo noto prodotto: il “Moretto”.
A quando le manifestazioni contro la bandiera regionale sarda sulla quale sono raffigurati quattro mori bendati?
A proposito di censure, ecco quanto accadde a Barcellona nel 2017.
Dal 13 al 20 settembre fu rappresentata l’opera lirica «Il Viaggio a Reims» di Gioacchino Rossini, la quale subì quella che i benpensanti definirebbero una «alterazione lessicale». Quale? La parola «croce» sostituita con «amore».
Irina Lungu, famosa soprano moldava, esternando tutta la propria frustrazione ha dichiarato «È stata levata la frase “la croce splenderà” dalla mia aria per motivi di correttezza religiosa”.
La dichiarazione ha scatenato subito la polemica tra i suoi fan, divisi tra lo stupore, la rabbia e l’incredulità. Insomma, quando Irina ha vestito i panni di Corinna, ha dovuto recitare il seguente assolo modificato: «Come sul Tebbro e a Solima, foriera di vittoria, simbolo di pace e gloria l’amore splenderà». La croce, dunque, è stata censurata e sepolta dal multiculturalismo estremo.
Rilevo anche che tempo fa una catena di supermercati che organizza anche viaggi e gite ha presentato nel suo sito un’isola greca con il campanile mutilato della croce… che poteva dare fastidio ai sacerdoti del “politically correct”.
La stessa cosa è capitata con la chiesa di Dolceacqua.
Ma ormai nessuno si scandalizza. Tutto va ben, madama la marchesa…
Mauro
Anche Vasco Rossi e Edoardo Vianello sono stati messi sotto accusa per aver usato il termine “negro”: evidentemente sono due sporchi razzisti.
E plaudo a Gianna Nannini che, in un’intervista a “Vanity Fair”, ha dichiarato:
“Non ho mai avuto freni nel sentire e seguire quello che volevo. Le ho sempre rifiutate, le definizioni. Al termine coming out, che ghettizza, ho sempre preferito la parola libertà. Alla parola gay, che ti pretenderebbe felice e ormai non usano più neanche in America quando indicono un pride, preferisco frocio. Chi è libero nel linguaggio è libero dentro».
Il povero Claudio Marchisio fu messo in croce (se si può ancora usare la parola croce) per aver definito “non vedenti” un telecronista e un arbitro. L’USIGRAI ne pretese le pubbliche scuse, a cui fu costretto.
E Ibrahimovic sarebbe un razzista per un alterco sul campo con Lukaku.
Ma quando Mihailovic veniva offeso perché serbo, nessuno protestava…
Marchisio fu difeso solo da Vittorio Feltri che propose, ironicamente, di definire gli stitici “non defecanti”…
Quando ci libereremo dalla schiavitù del linguaggio “politicamente corretto”?
Basta con il linguaggio “politicamente corretto”! Viva Gianna Nannini: chi è libero nel linguaggio è libero dentro!
R.B.
P.S.: Metteremo al bando anche Senghor che parlava di “négritude”? Avrebbe dovuto usare “néritude”?