Ponte alle Grazie pubblica in Italia la prima edizione mondiale di “Pensare l’islam” del filosofo francese: una miscellanea di polemici testi contro il pensiero conformista oggi predominante. Idee non del tutto nuove, ma sempre scomode. Il testo è in vendita pure nelle edicole con il “Corriere della sera”
«In Francia non è più permesso pensare. Questo è il motivo per cui ho rinunciato a pubblicare Pensare l’Islam in Francia e ho scelto di continuare a combattere altrove». Così scrive il filosofo francese Michel Onfray – ateo, libertario e di sinistra – nell’ultima parte del suo libro, stampato in prima assoluta nel nostro paese. La casa editrice che ha avuto il “coraggio” di farlo è Ponte alle Grazie (pp. 160, € 10,00).
Inoltre, da domani, 4 febbraio, non si trova solo in libreria; il Corriere della sera lo distribuisce a prezzo ridotto (€ 8,50) nelle edicole assieme alle copie del quotidiano, ma con l’aggiunta appunto del costo dello stesso giornale. Pensare l’Islam diviene così il primo titolo della collana Il dibattito delle idee con la quale la testata milanese intende trattare grandi temi del presente. Crediamo sia opportuno chiarire subito che il volume, presentato in copertina come «un libro spregiudicato sulla religione, il terrorismo e le responsabilità dell’Occidente», non è un’opera organica. Si tratta di una miscellanea costituita in primis da un’Introduzione (Non ridere, non piangere, ma comprendere, pp. 15-40) e da una lunghissima intervista (pp. 41-104) concessa a una ineffabile – vi spiegheremo dopo perché – giornalista algerina, datate prima delle stragi di Parigi del 13 novembre 2015. In mezzo è posta una Conclusione (intitolata Per non concludere, pp. 107-131) scritta nel dicembre 2015. A chiudere, una Postfazione all’edizione italiana (Il pesce puzza dalla testa, pp. 135-156).
Un altro difetto dell’opera è costituito dal fatto che per tutto il libro Onfray sostiene che la sinistra francese – noi diremmo europea tout court – si è venduta al liberalismo. Visto che egli stesso, a p. 151, chiarisce che «per liberalismo intendo l’ideologia per cui è il mercato a dettare legge», non avrebbe dovuto usare il termine liberismo? Tutto sommato, il liberalismo è quell’ideologia, quel pensiero politico che sta alle origini del riconoscimento dei diritti personali, umani, civili, alla base della civiltà occidentale. Non da buttare, dunque.
Ancora: quasi tutte le affermazioni “scandalose” contenute nella pubblicazione non sono una novità. Già Bat Ye’Or o Robert Spencer (vedi Islamismo: tutte le verità nascoste), per non dire dei nostrani Oriana Fallaci (vedi Cara Oriana Fallaci… Lettera a un animo mai domo) o Magdi Cristiano Allam e dei giornalisti e degli intellettuali di Libero e de il Giornale (vedi Quindici “pezzi” antislamici), le hanno abbondantemente espresse e argomentate, ricevendo quegli insulti, derisioni, minacce, di cui Onfray si lagna. Quali sarebbero, dunque, le sue idee “spregiudicate”? Che sono emerite stupidaggini: il pensiero buonista dell’islam «religione di pace, tolleranza e amore»; le litanie secondo le quali gli attentati in Occidente «non c’entrano nulla con l’islam» o «le prime vittime sono i musulmani» (luogo comune definito «osceno»); le marce e le manifestazioni, nonché gli slogan del tipo «Je suis Charlie» o «Pray for Paris», sintomo di melassa impotente.
Al contrario, Onfray è convinto che: occorra leggere Corano, Sirah e Ḥadīth prima di sostenere le suddette scempiaggini; che sono appunto decine i versetti e i brani di tali testi – puntualmente citati dal pensatore francese – chiaramente e orrendamente bellicisti, violenti, intolleranti, misogini, omofobi; che il Corano è un libro “storico”, il cui testo più antico è stato scritto ben 144 anni dopo la morte di Maometto, e che, quindi, vada “discusso”, così come tutto l’islam che ne è venuto fuori; che il «Corano non separa mai l’islam dalla politica, la religione dallo stato», con le nefaste conseguenze che abbiamo sotto gli occhi; che vi si trova tutto e il contrario di tutto, per cui nel mondo islamico può scaturire sia la splendida mistica sufi sia le atrocità jihadiste.
Non è fatto di poco conto, per l’autore del libro, che gli arabo-palestinesi, durante la Seconda guerra mondiale, attuarono una «politica di collaborazione con Hitler, portata avanti da Hamin al-Husseini, il gran muftì di Gerusalemme», che mobilitò soldati musulmani nelle fila delle SS, collaborò al piano del massacro degli ebrei, augurandosi lo sterminio pure dei bambini. Tutto ciò ebbe notevole influenza sulla decisione dell’Onu di far nascere in Palestina lo stato di Israele. Sempre secondo Pensare l’Islam, è innegabile che «siamo di fronte a uno scontro di civiltà, come quello descritto da Samuel Huntington nella sua eccellente analisi del 1993. È solo il nostro eccessivo rispetto verso il politicamente corretto che ci impedisce di ammetterlo». Poco dopo: «Le culture sono tutte equivalenti? […] In realtà, per quanto mi riguarda, tendo a ritenere superiore una civiltà che tollera di essere criticata rispetto a un’altra che vieta qualsiasi appunto e punisce con la morte ogni riserva nei suoi confronti».
Sull’Occidente in caduta libera, il saggista afferma che: il “politicamente corretto”, con la conseguente, martellante accusa a piè sospinto di “islamofobia” per chi non si conforma e omologa, è divenuto una spaventosa forma di censura del libero pensiero; «l’odio nei confronti del capitalismo» ha condotto certa sinistra a essere ciecamente filoislamica, quindi fallocratica, omofoba, teocratica («la sinistra filoislamica si trasforma in liberticida difendendo tutto quello contro cui la sinistra storica ha combattuto»); «ormai, in Francia, è impossibile praticare l’esercizio della ragione senza dover assistere ai diluvi di insulti che accolgono chi vi si cimenta».
La Francia e le sue oligarchie – ma, come già detto, il discorso vale per tutti i paesi europei – ha scelto l’Europa di Bruxelles, dei banchieri, dell’euro, delle leggi di mercato, scaricando il popolo: in particolare, «il Partito socialista ha abbandonato milioni di persone che non riuscivano più a riconoscersi in questa sinistra di destra». Così si è arrivati al fatto che il Front National di Marine Le Pen è l’unica forza politica che, non ricorrendo a tortuose e ridicole elucubrazioni, riesce a essere chiara e obiettiva sulla realtà, comprese le scomode verità sul terrorismo “di matrice islamica”. Come detto, nulla di originalissimo, tuttavia la novità, forse, consiste nel fatto che tali considerazioni vengano pronunciate da un pensatore che si dichiara apertamente socialista – non avrebbe fatto meglio a definirsi socialista democratico? – e di sinistra. Nel libro sono presenti comunque parti e tesi proprie di Onfray. Vediamole.
Il “terrorismo islamico” sarebbe una conseguenza delle scriteriate azioni militari dell’Occidente, a partire dagli Usa di George W. Bush: una tesi di Onfray sulla quale è lecito esprimere qualche dubbio. Siamo d’accordo con lui, invece, sull’ipocrisia e il doppiopesismo occidentale nei confronti di «quei paesi che sappiamo essere consapevolmente coinvolti nel terrorismo internazionale, dal momento che lo finanziano: il Qatar o l’Arabia saudita». Il filosofo transalpino ritiene che la guerra vada evitata a ogni costo, persino giungendo a patti con l’Isis. Interessante, inoltre, il suo colto richiamo a due antiche scuole filosofiche musulmane: il mutazilismo e l’asharismo. Secondo il mutazilismo, nato nell’VIII secolo a Bassora, il Corano è creato, «creato da uomini che, per quanto ispirati da Dio, possono aver sbagliato, perché l’errore è umano», quindi «la storia e l’uso della ragione sono possibili», così come il libero arbitrio. Per l’asharismo (X secolo), invece, il Corano è increato, è espressione della volontà divina, dunque verità assoluta indiscutibile. Peccato che la prima tendenza sia stata repressa, finendo così per sparire già nel XIII secolo, mentre la seconda ha prevalso fino al XIX secolo.
Costante, nel libro di Onfray, è la critica all’omologazione di media e scuola nelle nostre società occidentali: «Il popolo è morto, sostituito da una plebaglia fabbricata dai mass media. Da anni, ormai, la più grande opera di formazione delle coscienze non passa più dalla scuola, anch’essa svenduta al mercato e alle ideologie, ma dagli schermi: la televisione, Internet, i tweet. […] I media obbediscono quindi all’ideologia dei ricchi finanziatori e difendono e promuovono il loro mondo […] nichilista e commerciale, consumista e volgarmente edonista, un mondo privo di morale e di spiritualità».
Dedichiamo un po’ di spazio anche alle “perle” con le quali la semisconosciuta giornalista algerina Asma Kouar infarcisce le domande che rivolge a Onfray (i corsivi sono nostri): «In seguito agli attentati di Parigi, in molti hanno scelto di soffiare il fuoco sulle braci di un’islamofobia latente»; «Non ha l’impressione di spingersi troppo oltre […] per gettare discredito sul Profeta, di cui tutti riconoscono l’infinita saggezza?»; «L’ateismo può partorire una morale?»; «Le ricordo che il Corano non esige che si sottometta a esso se non nei casi “giusti”». Ecc. ecc. Ingenuità, ignoranza, malafede, timor panico dettato dall’islam o mancanza di quell’obiettività professionale che dovrebbe sempre e comunque caratterizzare il lavoro di una “vera” giornalista anche nel fare un’intervista?
A gente come questa si potrebbe rispondere con alcune delle pagine più belle di Pensare l’islam, nelle quali l’autore del Trattato di ateologia. Fisica della metafisica difende la dignità, anzi la superiorità morale dei non credenti e degli atei: «Non abbiamo bisogno di Dio per essere morali. […] Credere in Dio non rappresenta quindi una garanzia etica o morale». E ancora: «La gente preferisce le storie che rassicurano alle verità che mettono agitazione, che angosciano, che turbano, che perturbano. […] Per riuscire a convivere ogni giorno con la prospettiva del nulla sempre davanti agli occhi, chi rifiuta questa evidenza non può far altro che inventarsi un’anima immortale e quindi una finzione impossibile da provare, una finzione che deve rimanere oggetto di fede, di credenza, senza poter essere investigata dalla ragione. […] Solo gli spiriti forti riescono a guardare in faccia la morte sapendo che si porterà via tutto». E con questo, scusandoci per la prolissa recensione, concludiamo in bellezza.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 122, febbraio 2016)
Alcuni articoli sull’intolleranza islamica comparsi su LucidaMente: Francia e mondo musulmano secondo Michel Onfray Le calunnie di Colonia… isteria collettiva? Terrorismo, islam e l’integrazione rifiutata; Churchill: «Il nazismo è una religione di pace»; Islam senza diritti umani; Ma la Mogherini conosce la storia Europa-islam?; Mediterraneo e “Medio Oriente”: chi li ha “invasi”?; Islamismo: tutte le verità nascoste; Esistono i “musulmani moderati”? Lo dimostrino!; Quindici “pezzi” antislamici; Cara Oriana Fallaci… Lettera a un animo mai domo; Magdi Cristiano Allam, chiedi perdono!; Aleviti, islamici tolleranti (e perseguitati); Una tetra bandiera nera sventola in Medioriente; La persecuzione dei cristiani, oggi; Il Medioevo tra noi: ieri, oggi, sempre; Quelle imbarazzanti mutilazioni genitali femminili…; C’è la libertà di parlare di Maometto?; Contro lo sgozzamento lento degli animali da macello senza stordimento;