L’Italia dei Valori non è soltanto Antonio Di Pietro. Forse lo è stata, ma ora non più! Alle ultime elezioni per il Parlamento europeo (6 e 7 giugno 2009) Luigi de Magistris, candidato per l’Idv, ha ricevuto 415.646 preferenze, superando il suo “compagno” di partito ed ex collega Di Pietro, e risultando secondo in tutta Italia soltanto a Silvio Berlusconi. Dapprima magistrato presso la Procura della Repubblica di Napoli, poi Sostituto Procuratore della Repubblica al Tribunale di Catanzaro, oggi de Magistris è considerato uno dei volti più “promettenti” della politica del nostro Paese. Lo abbiamo intervistato in esclusiva, per farci spiegare lucidamente quelli che sono i limiti e le prospettive del suo partito e dell’intera area della sinistra italiana.
De Magistris, innanzitutto, l’Idv si considera un partito di sinistra o di opposizione?
«L’Italia dei Valori è saldamente inserita nel centro-sinistra. Ovviamente negli ultimi anni ha subito una sua evoluzione interna, come tutte le forze politiche: è nato come partito più moderato e poi, con il tempo, soprattutto negli ultimi mesi, si è trasformato, fino a diventare, nell’attuale scacchiere politico, l’elemento più forte della sinistra italiana. La solidarietà sociale, l’uguaglianza, il lavoro come diritto inviolabile e non negoziabile sono principi cardine del partito. Poi, è ovvio che, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui la maggioranza, il governo sono di chiara impronta eversiva dell’ordine costituzionale, diventa più importante e anche più agevole mostrarsi come un’opposizione compatta e coesa, senza però perdere di vista tutto il resto».
Un nemico forte, difficile e a tratti pericoloso, può giustificare un’opposizione più tesa alla protesta che alla proposta?
«Le due cose vanno insieme. Sono inscindibili. La sola protesta è insufficiente e non risolutiva. La proposta, accompagnata ad essa, deve caratterizzare l’alternativa politica al berlusconismo, che altrimenti diventa difficile da combattere. Lo strapotere di Berlusconi, a mio avviso, nasce proprio dall’assenza di un progetto politico, sociale, economico e culturale alternativo che sia capace di creare passione ed entusiasmo nel popolo del centro-sinistra. Il fenomeno dell’astensionismo conferma appieno il fatto che la sinistra abbia perso quella connessione sentimentale con la sua gente, e ciò nasce proprio dall’assenza di una proposta chiara e convincente, che sappia far fronte alla demagogia berlusconiana».
A questo proposito, per la qualità della democrazia, è più pericoloso il “berlusconismo” o l'”antiberlusconismo”?
«Il berlusconismo è un virus che ha cominciato a circolare all’inizio degli anni Ottanta, già durante i governi di Craxi. Successivamente Berlusconi ha consolidato tale modello, rafforzandolo con tutti i mezzi di comunicazione che ha a disposizione, finendo per cambiare radicalmente la società, stravolgendo tutte le categorie. L’avere trionfa sull’essere, l’apparenza sull’essenza, la furbizia sulla regola. Tutto ciò in totale contrapposizione a quel liberalismo che Berlusconi vorrebbe rappresentare, ma di cui finisce per essere il peggior nemico. Lui si dice liberale, ma è un peronista puro, e ha finito per modificare la società e attirare su di sé un misto di stima e invidia, che lo rendono invincibile. Questo modello dell’uomo con tanti soldi, con tante donne, che tutto può, è diventato il modello vincente, e si è consolidato nel nostro paese a tal punto da essere assunto come punto di riferimento da parte della maggioranza degli italiani. Di fronte a tutto ciò, essere antiberlusconisti deve tradursi nella creazione di un modello innanzitutto morale e culturale opposto a quello vigente, che rimetta al centro la persona, il cittadino, e non il denaro. Su tale base si può pensare di formare una nuova sinistra italiana».
Alla luce di questo, crede che i risultati deludenti della sinistra italiana siano dovuti alla sua frammentazione o, più in generale, a un epocale smarrimento ideologico?
«La disunità è un’ovvia conseguenza della mancanza di un progetto politico serio, e quindi di una bussola ideologica. Bisogna capire quali devono essere le fondamenta della sinistra italiana e dell’alternativa politica al centro-destra, e su queste instaurare un tavolo comune, una collaborazione duratura, un progetto condiviso. Ovviamente, tali architravi devono essere nuove, innovative, al passo coi “tempi moderni”, e devono spaziare dalla questione morale all’ambientalismo, dal mercato del lavoro a nuove forme di democrazia partecipata. Energie rinnovabili, green economy, politiche giovanili, sono punti imprescindibili per ripartire, ma solo se accompagnati da un radicale rinnovamento della classe dirigente e politica».
Il concetto di laicità, spesso, viene associato all’anticlericalismo, finendo per far dimenticare il significato primario del termine, che vuole indicare quel modo di fare politica asciutto, rispettoso e privo di qualsiasi condizionamento ideologico e integralista. L’Italia dei Valori è un partito laico?
«La laicità è un argomento cui tengo molto. Purtroppo anche questo principio sta lentamente scomparendo dal centro-sinistra, probabilmente perché incute paura, nel momento in cui finisce per scontentare le gerarchie ecclesiastiche, il cui peso in Italia è sempre più forte. Cito un esempio: quando la corte di Strasburgo ha emesso la famosa sentenza sul crocifisso, noi dell’Italia dei Valori, pur avendo sensibilità diverse a riguardo, abbiamo assunto una posizione chiaramente laica. Al contrario, da parte del Pd, del Pdl, dell’Udc e della Lega, ci fu una dichiarazione scritta, congiunta, di critica alla sentenza. Tale episodio conferma che la laicità, paradossalmente, sta diventando un argomento a senso unico in Parlamento, ma al contrario! La laicità è il fondamento di qualunque democrazia, e soprattutto deve essere l’elemento caratterizzante per qualunque progetto politico di centro-sinistra, anche a costo di perdere un po’ di consenso e qualche “appoggio di lusso”».
L’immagine: Luigi de Magistris (dal banner del sito www.luigidemagistris.com).
Simone Jacca
(LM MAGAZINE n. 13, 15 settembre 2010, supplemento a LucidaMente, anno V, n. 57, settembre 2010)