Un’ignobile attività che arricchisce gruppi criminali e terroristici e crea le condizioni per nuove epidemie
È di pochi giorni fa la notizia che un altro virus discendente dal ceppo H1N1 causa di una pandemia nel 2009, entrambi veicolati dai suini (Scoperto nei maiali in Cina un nuovo virus capace di causare una pandemia), potrà provocare altri danni all’umanità anche dopo che la Covid-19 si sarà placata. È un ulteriore segnale che gli stili di vita del (de)genere umano e il suo fuorviato rapporto con le specie animali, specie in nazioni come quella cinese, produrranno sempre più tragici danni.
Nel nostro articolo uscito nello scorso aprile su LucidaMente – Perché il coronavirus (e perché in futuro ce ne saranno altri) – crediamo di aver dimostrato come, in ogni caso, nel verificarsi di molte epidemie gli animali c’entrino sempre. E non per loro responsabilità, ma per l’azione dell’uomo. Che, maltrattandoli con allevamenti intensivi allucinanti [vedi Carne e latte: consumatore informato, impatto ambientale dimezzato (forse)], li fa ammalare; e poi ce ne cibiamo tutti (Come ci nutriamo importa, eccome!). E che, sottraendoli al loro habitat naturale, provoca lo spillover (“tracimazione”), vale a dire il passaggio da una specie all’altra di organismi innocui per l’animale sano e inserito nel proprio ambiente, ma in grado di infettare anche letalmente l’uomo venutone a contatto. Ciò avviene nei famigerati wet market asiatici e africani (assolutamente da chiudere), ma anche con l’uccisione e la cattura di animali allo stato selvaggio. Pertanto, nello stesso articolo avevamo anticipato che avremmo parlato di wildlife trafficking, ovvero del traffico illecito di specie animali selvatiche (molte in via d’estinzione). Un commercio criminale dalle molte facce, come vedremo, e contro il quale il Wwf invita a firmare una petizione.
Zanne di elefante, scaglie di pangolino, corni di rinoceronte, pinne di squalo, animali esotici (e spesso rari o in via di estinzione) vivi e tutto ciò che può venirvi in mente. La richiesta di tale “merce” proviene soprattutto da Paesi asiatici come Cina e Indonesia. Le motivazioni alla base di tale mercato sono le più svariate, ma tra le prevalenti ci sono i presunti effetti terapeutici e afrodisiaci di medicinali prodotti con parti di alcuni animali. L’acquisto avviene prevalentemente attraverso reti consolidate (e a volte tollerate dalle autorità locali, magari corrotte dagli stessi trafficanti) o sul Deep web. I prezzi sono altissimi: l’avorio tratto dalle zanne di elefante costa 2 mila dollari al chilo; sul mercato cinese la polvere di un solo corno di rinoceronte vale fino a 400 mila dollari; una tigre viva frutta 150 mila dollari, un gorilla addirittura 400 mila. Gli animali vivi catturati vengono tenuti e trasportati in condizioni spaventose.
Un traffico di tali dimensioni, spietato e indubbiamente pericoloso, può essere svolto solo da grandi gruppi criminali e mafiosi. E da terroristi. Nell’articolo La tratta degli animali che finanzia la Jihad Fausto Biloslavo, giornalista esperto in affari internazionali, denuncia: «Al Qaida si finanzia con il commercio illegale di avorio e legname dall’Africa e dal Medio Oriente. Gli Al-Shabaab, il gruppo fondamentalista annidato in Somalia, […] è coinvolto anche nel contrabbando delle specie protette. Gli animali nel mirino sono elefanti, rinoceronti e pangolini. Anche le milizie Janjaweed in Sudan si sono finanziate con questo sistema. Stesso discorso per Boko Haram in Nigeria, la costola africana dello Stato islamico. Pure i separatisti del Kashmir di matrice jihadista sono coinvolti nella tratta degli ultraprotetti leopardi delle nevi, tigri e antilopi tibetane».
Una conclusione anche etica: tutti gli animali, a differenza degli esseri umani, sono puri in assoluto, non conoscendo il Male e la malvagità gratuita; in loro prevale l’ingenuità e l’innocenza. E, inserendosi perfettamente in un ciclo ecologico compiuto, non danneggiano la Terra e l’equilibrio naturale. Da sempre, invece, sono usati in modo feroce e spietato: per l’alimentazione, per produrre oggetti spesso assurdi con parti del loro corpo, per la presunta sperimentazione scientifica, per il divertimento, per il sadismo innato nella specie umana. Tale insensibilità coinvolge tutti, senza distinzione di età, sesso, etnia. Anzi, è maggiore tra le popolazioni non occidentali, come dimostrano, ancora una volta, recenti episodi, grandi (Cina, il festival della carne di cane di Yulin non si ferma…) e piccoli (Immigrato lapida il pappagallo di Enzo Salvi e lo aggredisce), di allucinante crudeltà. Tanto per evitare il cosiddetto autorazzismo, secondo il quale colpevoli sono sempre e solo gli occidentali maschi, bianchi, cristiani, moderati ed eterosessuali. Solo una maggiore sensibilità, legata all’istruzione e alla cultura, vale a dire al vero progresso civile, estesa a tutte le nazioni, possono farci rispettare i nostri migliori amici e salvare Natura, ambiente, noi stessi.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XV, n. 175, luglio 2020)