Il romanzo “La metrica dell’oltraggio” (Jack Edizioni) di Michela Bilotta, prende spunto dalla tragica vicenda della grande poetessa lucana per affrontare il tema della violenza sulle donne, purtroppo ancora attuale
La metrica dell’oltraggio, scritto dalla salernitana Michela Bilotta e appena pubblicato dalla Jack edizioni (pp. 260, € 16,00), è un romanzo sfaccettato, capace di trattare il drammatico tema della violenza di genere da prospettive differenti e, come nel caso degli effetti del linguaggio sui comportamenti, insolite.
Viaggio e ricerca come crescita interiore
La protagonista, Beatrice De Sanctis, è una giornalista alla quale la direttrice affida il compito di andare a Valsinni (già Favale San Cataldo), in Basilicata (Matera), per scrivere un articolo su Isabella Morra, poetessa del Cinquecento assassinata dai fratelli a causa di una presunta relazione con un nobile di un villaggio vicino.
Per una serie di circostanze fortuite, Beatrice intraprenderà in auto il lungo viaggio da Milano, dove lavora, alla Basilicata, dando vita alla metafora di un percorso interiore di crescita e di consapevolezza. Infatti, attraverso le parole delle persone che incontra, supererà alcuni pregiudizi che lei stessa nutre nei confronti della violenza di genere.
Il libro è anche un percorso attraverso la cosiddetta Italia minore che, con un’evidente volontà di riscatto, si fa protagonista silenziosa del racconto, svelandosi agli occhi del lettore nella sua struggente bellezza, spesso oltraggiata.
Intorno alla protagonista ruotano personaggi che sembrano prendere vita, come Eugenio, lo stagista che aiuta Beatrice nelle sue ricerche, ma che nasconde un’insospettata fragilità, e Roberta Bersaglia, la direttrice rude e scontrosa, tormentata da un rimorso che ha cambiato la sua vita e che sarà svelato solo nel finale.
I soprusi sulle donne, ieri e oggi
Nonostante la drammaticità del tema, non mancano l’ironia e, in alcuni capitoli, come quello del talk show televisivo, episodi esilaranti, che sono un’aperta denuncia del sensazionalismo che caratterizza parte dell’informazione del nostro Paese.
Una chicca è poi il “vizio” di Beatrice di paragonare le persone che incontra a una tipologia di vino, a seconda delle loro caratteristiche.
Il libro esplora tratti spesso dimenticati del nostro passato recente, dal delitto d’onore alla detenzione manicomiale delle donne per volontà dei mariti, e lo fa con una prosa scorrevole, mai pesante o ripetitiva, che mescola con estremo equilibrio l’aspetto giornalistico a pennellate di efficace lirismo. Un libro oggi più che mai attuale, che ci inchioda a responsabilità e omissioni evidenti, capace di indignare, emozionare e commuovere, ma soprattutto in grado di indurre una profonda riflessione sullo stato dell’emancipazione femminile. Perché, se tanto è stato fatto, tanto altro resta da fare.
Ricordiamo che sulle stesse tematiche Michela Bilotta ha pubblicato su LucidaMente 3000 l’articolo Parità di genere? È una parola.
Le immagini: la copertina del romanzo e una foto dell’autrice tratta dalla quarta di copertina.
Emilio Lonardo
(LucidaMente 3000, anno XVIII, n. 213, settembre 2023)