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Home ATTACCO FRONTALE

Tutti i soldi dell’oligarca ceco

Certificazioni sospette, entrate miliardarie e trasparenza zero. Inchiesta sull’impero economico del premier Andrej Babiš

Edoardo Anziano by Edoardo Anziano
5 Febbraio 2020
in ATTACCO FRONTALE, MONDO E GLOBALIZZAZIONE, TEMATICHE CIVILI
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Certificazioni sospette, entrate miliardarie e trasparenza zero. Inchiesta sull’impero economico del premier Andrej Babiš

«Ho esaminato il certificato e mi sembra strano, anche se non sono sicuro se sia effettivamente sospetto», esordisce Michal Musil, giornalista di reportermagazin.cz, che avevamo già intervistato a proposito del primo ministro della Repubblica ceca, Andrej Babiš, per parlare di conflitto di interessi e libertà di stampa (La Repubblica ceca e il Berlusconi locale). Lo abbiamo ricontattato nuovamente per parlare di Babiš. Stavolta non in veste di politico, ma di imprenditore.

L’attuale premier ceco, infatti, dal 1993 al 2017, è stato socio unico di Agrofert Holding: 628 milioni di corone di capitale (pari a 25 milioni di euro), oltre 250 aziende controllate. L’ultimo report annuale pubblicato sul sito della compagnia, agrofert.cz, è datato: risale infatti al 2015. Quello del 2014 certifica «quasi 34 mila dipendenti» e vendite pari a 166,8 miliardi di czk. Un colosso, Agrofert. Del quale «Babisconi» – come è stato soprannominato per i suoi guai giudiziari – non risulta più proprietario dal 3 febbraio 2017. È stato costretto a «trasferire le sue società a fondi fiduciari a seguito di una modifica della legge sul conflitto di interessi», riportano i quotidiani dell’epoca. Agrofert non possiede infatti solo compagnie che spaziano dall’agricoltura alla chimica industriale, ma anche Mafra, il più grande media group privato dell’ex Cecoslovacchia. E i «funzionari pubblici non possono avere emittenti radiofoniche o televisive o editori periodici». Per farsi un’idea di quanto la multinazionale sia ancora saldamente nelle mani di Babiš è sufficiente constatare che la moglie del terzo uomo più ricco della Repubblica ceca, Monika Babišová, siede nell’organo di controllo di entrambi gli AB Private Trust, fondi fiduciari che controllano la holding leader nel settore agrochimico.

Ma torniamo alla storia di cui parlavamo in apertura. Sul sito di Agrofert, alla sezione “Certificati”, compare un’attestazione «per il conseguimento del Profilo di Resistenza alla Frode e alla Corruzione», rilasciata da Det Norske Veritas agli inizi di febbraio 2012. «L’istituzione che fornisce il certificato – ci spiega Musil – non è molto conosciuta, almeno non per me». Dnv Gl [Det Norske Veritas Germanischer Lloyd, si veda in seguito, ndr] Czech Republic sro è, in effetti, la piccola filiale in Europa dell’Est di Dnv Gl Business Assurance Group as, con un capitale azionario di sole 200.000 czk.

«Il premio – prosegue il giornalista – è stato assegnato ad Agrofert nel 2012, quando il partito politico di Babiš era assolutamente insignificante. Onestamente, non so quale valore potrebbe avere quel certificato per Agrofert». Giudizio che ci viene confermato anche da David Kotora, responsabile comunicazione di Transparency International CZ: «Questo particolare certificato – afferma – è vecchio e non è ampiamente distribuito, quindi non è molto significativo». Tuttavia, analizzando il sito della compagnia di business assurance dnvgl.cz, emergono alcune informazioni degne di nota. Fra le pagine eliminate, ma di cui rimane traccia nelle copie cache (offline), troviamo un comunicato stampa del 15 marzo 2012: «Jens Eikaas, ambasciatore del Regno di Norvegia nella Repubblica ceca, ha consegnato a Babiš, direttore generale del gruppo Agrofert, una “Dichiarazione di valutazione positiva del profilo di resistenza alla frode e alla corruzione della società”». Non siamo riusciti a trovare alcuna informazione su aziende cui è stato rilasciato un profilo simile («la valutazione è stata effettuata per la prima volta nella Repubblica ceca») né ad accertare se Agrofert abbia richiesto questo servizio oppure se sia stata valutata motu proprio da Dnv. Inoltre, nessun database per reperire certificazioni ufficiali (come certificatechecker.com) ha individuato quella conferita al direttore della multinazionale con sede a Praga.

Una domanda sorge spontanea: a che finalità è stata concessa ad Agrofert una dichiarazione positiva Fcrp, acronimo che sta appunto per “Fraud and Corruption Resistance Profile”? La risposta ci viene fornita nuovamente dal comunicato stampa rilasciato all’epoca da Dnv: «L’esclusivo processo di test può salvare le aziende ceche anche durante la crisi economica, migliorare le loro condizioni di lavoro e l’immagine dell’azienda, come un’organizzazione che pratica attivamente i principi della responsabilità sociale […] nella lotta contro la corruzione».

18-certificazione-AgrofertCome emerge dai documenti che abbiamo consultato, Dnv descriveva il proprio sistema di valutazione basato «ampiamente sul […] quadro di […] linee guida accettate nel campo della prevenzione delle frodi e corruzione». Fra queste, in particolare, i «principi aziendali di Transparency International, l’organizzazione globale della società civile che guida la lotta contro la corruzione». È quantomeno significativo che, fra il 2018 e il 2019, proprio transparency.org abbia pubblicato sei press release che riguardano Babiš e le sue violazioni della legge sul conflitto d’interesse. Ciò non avrebbe dovuto comportare una sospensione o revoca dell’attestazione che Agrofert «applica […] principi etici nella sua organizzazione»? Le incongruenze circa questa fantomatica certificazione Fcrp sono ancora più rilevanti se prendiamo brevemente in considerazione le vicende giudiziarie dell’illustre beneficiario, limitandoci a quelle antecedenti al 2011: il nome dell’attuale presidente del Consiglio ceco già nel 2001 era associato a una vicenda di tangenti nella cessione di Unipetrol. Precedentemente era stato accusato di aver ricapitalizzato segretamente Agrofert quando ne era amministratore delegato, ai danni della sua controllante Petrimex.

18-comunicato-DNVTuttora, infine, resta sconosciuta «la fonte del finanziamento iniziale dell’acquisizione della Agrofert» da parte dell’oligarca. Tali opacità finanziarie erano ben note nel 2012. Perché Dnv ha deciso di dare il suo endorsement a una figura controversa come Babiš? Quali vantaggi ne ha tratto la sua multinazionale? Domande a cui è difficile rispondere. Quello che siamo però riusciti a capire è che Det Norske Veritas, controllante della filiale certificatrice con sede a Praga, è meno sconosciuta di quanto si possa pensare. Nel 2012 si è fusa con Germanischer Lloyd, assumendo la denominazione Dnv Gl: attiva in oltre 100 Paesi, con 12 mila dipendenti e oltre 2,5 miliardi di euro di ricavo nel 2017. Ma c’è di più: dal sito lobbyfacts.eu si evince come questa multinazionale – i cui interessi spaziano dall’energia al food and beverage – dal 2014 a oggi abbia finanziato in Europa attività di lobby per oltre 300 mila euro annui, con picchi di più di 450 mila nell’anno finanziario 2013. Nello stesso periodo ha avuto sette incontri con la Commissione europea e ha dichiarato cinque «lobbisti a tempo pieno» nel proprio organico.

18-contratto-DNVAnche la controllata praghese di Dnv Gl è meno anonima di quanto ipotizzato dalle nostre fonti ceche: nei database di investigativedashboard.org si trovano numerosi contratti con enti pubblici della Repubblica ceca per il rilascio di attestazioni. Fra quelle che abbiamo rintracciato, ne spicca una stipulata nel 2018 con l’ospedale di Brno per servizi «di accreditamento secondo i requisiti della norma DIAS e della norma ISO 9001». Valore complessivo: 2.992.000 corone, quasi 120 mila euro. Sul proprio sito, Agrofert specifica come sia «diventata la prima azienda privata al mondo a ricevere il profilo di resistenza alla corruzione e alle frodi». Ciò non corrisponde esattamente alla verità: infatti, in merito troviamo scritto, su una pubblicazione online, che «nel 2007 Dnv ha sviluppato un profilo di resistenza per la prima azienda polacca». I contorni di questa vicenda non sono certamente improntati alla trasparenza e gli interrogativi aperti rimangono molti. Nel suo FCRP-The Framework Dnv individua come criterio fondamentale per giudicare la resistenza di un’azienda la domanda: «Il messaggio “la frode e la corruzione non saranno tollerate” è stato comunicato» da parte del direttivo? Considerando le vicende giudiziarie dell’allora direttore generale di Agrofert, sembrerebbe proprio di no.

Si ringrazia Alessandro Gori per la ricerca delle informazioni.

Le immagini (cliccarvi sopra per vedere meglio i documenti): l’attestazione Fcrp concessa ad Agrofert; il comunicato stampa di Dnv; il contratto per la certificazione dell’ospedale di Brno.

Edoardo Anziano

(LucidaMente, anno XV, n. 170, febbraio 2020)

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Tags: AgrofertAndrej BabišBerlusconi di PragacorruzioneDavid KotoraDet Norske VeritasDnv GlFcrpfocusGermanischer LloydinchiestaMafraMichal MusilmultinazionalepoliticapragaRepubblica Cecatangenti
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