In apparenza il pontefice è un baluardo in difesa dei poveri e dei dimenticati dallo sviluppo economico che arricchisce i pochi. In realtà, come afferma Marcello Veneziani, il suo messaggio fa comodo ai potenti del pianeta
Abbiamo chiuso l’articolo di apertura di questo numero di LucidaMente, I dodici passi verso la catastrofe, citando il pontificato bergogliano come tessera, importante anche se certo non decisiva, della sciagura globale verso cui ci siamo avviati. Ma come si colloca Francesco I nello scenario che si è andato configurando sotto il potere del globalismo capitalista neoliberista?
Apparentemente, Bergoglio è un difensore dei poveri e dei deboli, persino della Natura (enciclica Laudato si’), contro i soprusi dei (pre)potenti, che peraltro, non vengono mai identificati chiaramente nel capitalismo finanziario e nel neoliberismo sovranazionale globalista. Il suo messaggio sociale piace ai non cristiani e ai non credenti, alle sinistre, senza però che esso provochi conversioni da parte loro alla fede cattolica. Ancor di più piace alle sinistre la sua aperta condanna delle forze politiche populiste e sovraniste (Il monito di Papa Francesco: “Il populismo è un pericolo”), le quali, pur con tanti difetti, limiti, contraddizioni, denunciano lo status quo globale, e l’aperto disprezzo per uno dei loro leader, Matteo Salvini. Con tanti grazie da parte dei cosiddetti poteri forti della globalizzazione e del turbocapitalismo. Ed ecco, appunto, che la sua opera, apparentemente in contrasto, si rivela, in ultima analisi, funzionale al nuovo ordine globale. Non sapremmo esprimere tale posizione meglio di Marcello Veneziani. Ecco qualche citazione dal suo articolo Francesco, l’apparente antiglobal, apparso su Panorama dell’11 marzo 2020 e ripreso nel suo blog personale.
Quando Bergoglio si pone come «il critico del modello tecno-capitalista, della società dei consumi e dello scarto, il difensore dei poveri e dell’ambiente, si è reso conto che quel modello da lui esecrato è fondato sullo sradicamento universale, sullo sconfinamento globale, sulla modificazione della natura, sulla cancellazione delle differenze sessuali e territoriali, sulla negazione delle patrie, civiltà e tradizioni?». Sicché «la sua predica finisce col collimare proprio con l’ideologia di fondo di quel modello globalista che lui condanna, fornendogli un alibi morale e umanitario». E «quando critica la libertà senza limiti e la crescita smisurata sa che è la coerente premessa alla società senza confini che lui stesso persegue? Quando vede il Nemico Principale dell’umanità nel populismo, nel sovranismo, nell’amor patrio e, aderendo al Pensiero Unico, li riconduce al nazismo e al razzismo, si rende conto di condannare popoli, credenti e ceti poveri che cercano protezione e di essere funzionale a quel modello di sviluppo globalista e tecno-capitalista che a parole condanna?
Il noto giornalista pugliese conclude così il suo atto d’accusa nei confronti dell’attuale pontefice: «È consapevole che il suo progressismo è il versante pauperista dello stesso progressismo ideologico e global-tecnocratico, negazione della tradizione, del limite, della natura e della realtà? Insomma, il messaggio rivoluzionario di Papa Bergoglio si rivela in realtà retorico e funzionale a quel modello globalista». In ogni caso, anche col suo linguaggio sciatto nella forma e banale e piacione nei contenuti, Francesco I ha contribuito all’eclisse del carisma, della sacralità e della spiritualità, tipica della fede nel divino. Sicché la religione cattolica bergogliana è divenuta una sorta di associazione umanitaria e benefica, appendice delle Open Society Foundations di George Soros, delle relative Ong immigrazioniste e persino di alcuni suoi esponenti pluricondannati per violenze (Papa Francesco scrive all’ex leader dei centri sociali Eugenio Casarini: «Conta sempre su di me»), prona al giornalismo mainstream radical chic (si vedano i dialoghi con Eugenio Scalfari su la Repubblica e la beatificazione di uno schieratissimo opinion leader della Rai, divenuto ultraricco coi nostri soldi (Coronavirus, Papa Francesco ringrazia Fabio Fazio: “Mi ha colpito molto quello che ha scritto”), all’ecologismo senza contenuti (Clima, il Papa saluta Greta Thunberg: vai avanti!), al pauperismo astratto e terzomondista (Un papa della miseria). E, per di più, allineata politicamente in modo netto, come mai la Chiesa era stata in precedenza. Ma una religione – e lo diciamo da atei, modestamente – non dovrebbe essere universale e occuparsi anche (e soprattutto) dei misteri più profondi della vita, dell’universo, dell’umanità?
Le immagini: Marcello Veneziani (dal suo sito); elegia della globalizzazione (da pixabay.com).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XV, n. 174, giugno 2020)