Oltre allo scandaloso classismo, allo sfruttamento del corpo femminile e delle persone povere di Paesi stranieri, la gravidanza per altri è un rischio per la salute fisica e mentale delle donne che la subiscono
Su LucidaMente 3000 sono già comparsi vari articoli che evidenziavano la questione, le discussioni e le problematiche, anche etiche, relative alla gestazione di donne per altri (leggi Chiara Cazzoli, Utero in affitto, maternità surrogata, gestazione per altri: quando “conservatori” e “progressisti” si scambiano di posto; Christian Corsi, Genitori legittimi o a ogni costo?). Approfondiamo ancora l’argomento.
La “maternità per altri” è uno sfruttamento classista e neocapitalista
Tra le ipocrite mielosità buoniste, c’è appunto quella dell’utero in affitto come atto di amore di una donna verso una coppia che non riesce ad avere propri bimbi o che, come nel caso di coppie omossessuali, proprio non può generarne: “Un dono, signora mia, un dono d’amore verso quei poverelli che non posso’ ave’ figli”. Ma non è affatto così. Invece si devono certamente sottolineare i risvolti classisti e neocapitalisti della pratica.
Per lo più le “madri surrogate” hanno tre caratteristiche in comune: 1) vivono in Paesi poveri; 2) sono indigenti; 3) accettano la gravidanza per denaro. Tali soldi, versati copiosamente da coppie gay o sterili, vanno solo in minima percentuale a queste persone bisognose; la maggior parte la intascano le aziende multinazionali che organizzano l’operazione, le cliniche e i medici sul luogo.
Dunque, si tratta di un tipico sfruttamento del proletariato (in questo caso ben si addice tale termine), nell’ottica di un neocapitalismo spietato che sfrutta tutto e tutte, compreso il corpo delle donne (leggi pure Il sesso sporco del neocapitalismo; Neocapitalismo, erotomania e pornocrazia).
Per sapere quali Paesi consentono l’utero in affitto e con quali norme, rimandiamo a Rita Rapisardi, Maternità surrogata, come funziona nel mondo. Nonostante la guerra, lo Stato più “facile” è l’Ucraina, preferita dagli occidentali, tra cui gli italiani. C’è anche un fattore “razzista”: i bimbi ucraini sono bianchi, spesso biondi, quasi sempre belli…
Un business miliardario
Neanche la guerra ha fermato l’industria ucraina delle madri surrogate, in grado di sfornare circa 3.000 neonati l’anno. Le mamme riceveranno tra i 15.000 e i 17.000 dollari Usa, ma l’agenzia tuttofare ne incassa più di 50.000 dalla coppia committente. La paura delle bombe russe non ha fermato il business e neppure i viaggi. Kiev è ritenuta abbastanza sicura e, in caso di ansie, è pronta Lviv, posta nell’ancora più tranquilla zona occidentale del Paese aggredito dalla Russia.
In precedenza era l’India la meta preferita dalle coppie sterili. La scrittrice anglo-indiana Kishwar Desai aveva scritto su The Guardian che «ci sono ospedali in cui le donne sono tenute per nove mesi, facendo nascere il figlio di qualcuno per due o tremila sterline. È puro sfruttamento». Ma oggi, al momento, in seguito ad alcuni scandali e casi penosi, il Governo della nazione asiatica concede la maternità surrogata solo alle coppie sposate e sterili del Paese, e senza alcuna retribuzione.
Il business mondiale, che ha subito una pausa con le restrizioni da Covid, nel 2022 ha raggiunto un giro d’affari di 14 miliardi di dollari l’anno. Che, come ha scritto Giulio Meotti su Il Foglio, perverrà entro il 2032 a ben 129 miliardi annui.
I gravi rischi per la salute delle donne (e dei bambini)
Tuttavia, non c’è solo miseria, sfruttamento, umiliazione e guerra. Come abbiamo visto in questo stesso numero della nostra rivista (Verso l’indifferenziazione sessuale), all’interno del loro volume Unisex. Cancellare l’identità sessuale: la nuova arma della manipolazione globale, Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta scrivono: «Le donne firmano dei contratti tra le parti che non prevedono alcun supporto medico o economico in caso di malori post-parto. In alcuni casi vengono sottoposte a trattamenti ormonali pericolosi per la salute, al fine di aumentare la percentuale di successo del concepimento».
Entra più nello specifico la dottoressa Silvana De Mari (Chi ordina un figlio non può fare il genitore, in LaVerità, 27 marzo 2023, p. 13). Innanzi tutto, «tra gli uomini che vendono il loro sperma, molti hanno malattie genetiche» (ad esempio, in Olanda, un centinaio di bambini sono nati affetti da una grave malattia, la neurofibromatosi 1).
Danni fisici e psichici
Le gravidanze surrogate sono artificiali e, quindi, più difficili e a rischio aborto rispetto a quelle naturali. La Natura fa iniziare e proseguire la gravidanza con successo perché lo spermatozoo maschile e l’ovulo femminile che si sono incontrati sono ben combinati.
Nel caso di innesto di un embrione esterno fecondato in laboratorio e inserito chirurgicamente nell’utero (fecondazione in vitro), occorre somministrare alla madre un enorme quantitativo di ormoni affinché il suo organismo non lo rifiuti. Una delle possibili patologie è la sindrome da iperstimolazione ovarica, che provoca rischi di infarto o cancro. Anche l’inseminazione artificiale può provocare gravi conseguenze. In entrambi i casi, il corpo della mamma per altri, considerato un investimento da sfruttare, è sottoposto a continui controlli e interventi farmaceutici. Il rischio di malattie e disturbi iatrogeni è altissimo.
Tuttavia, l’orrore più grande è un altro. Scrive sempre la De Mari: «Ogni cellula del corpo della madre è coinvolta nella gravidanza, tutta la mente della madre è coinvolta». Il legame madre-bimbo inizia subito dopo la fecondazione e non termina mai. Strappare il piccolo alla madre ci riempie d’orrore anche quando lo si fa con gli animali. Quando un bambino si sveglia di notte per una sua paura e va a cacciarsi nel lettone di mamma e papà, cerca istintivamente l’accoglienza del morbido seno e del ventre materno e la sicurezza del robusto corpo maschile. Come reagirà quando si rannicchierà tra due corpi maschili o due corpi femminili? Appena un po’ grandicello, non si sentirà un orfano di madre o di padre?
Benvenuti nel mondo-incubo di Mengele del XXI secolo!
Le immagini: autori asadphotography, Daniel Reche, Thiago Borges, ngakaneka, in concessione per uso gratuito a pexels.com.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVIII, nn. 211-212, luglio-agosto 2023)