Le delizie della globalizzazione, dalla caduta dell’Urss all’entrata della Cina nel Wto fino alla libera circolazione, anche dei virus. In mezzo disastri ambientali, l’inganno europeo, guerre, esodi, terrorismo, la Rete/Grande fratello
Alla fine, tutti i nodi vengono al pettine. Stavolta in maniera dolorosa, dolorosissima. Non illudetevi. Non “andrà tutto bene”. Non “saremo migliori di prima”. Non “avremo imparato la lezione”. Ci aspettano anni di miseria, di sofferenze economiche, sociali, umane. Ma come ci siamo ridotti così?
La pandemia da coronavirus non è una disgrazia, e non era inaspettata. Semmai costituisce il tassello (non finale) di un quadro che si è andato dipingendo negli ultimi 30 anni, dalla caduta dell’Unione sovietica in poi. Non è facile ricostruire le varie tappe che ci hanno condotto a una catastrofe che assomiglia molto a un’apocalisse. Alcune sono caratterizzate da un chiaro rapporto causa-effetto, altre sono collaterali. Ci proviamo, avvertendo il lettore che, come ogni rappresentazione schematica, anche la nostra sarà parziale, imperfetta, incompleta, non pienamente consequenziale.
1. 1989. Crollano i regimi comunisti, a partire dall’Unione sovietica. C’è chi prospetta un futuro di libertà e ricchezza per tutti. Il politologo statunitense Francis Fukuyama prevede La fine della storia (saggio pubblicato nel 1992). In realtà, per circa 45 anni, dopo la conclusione della Seconda guerra mondiale, l’impero comunista aveva fissato un sistema bipolare con gli Stati uniti in grado, bene o male (a dire il vero, più male che bene), di mantenere il mondo in una situazione politica di equilibrio. Il suo sfacelo da un lato dà il via libera al sistema capitalista neoliberista, ovvero il peggior capitalismo finanziario, che non ha più ostacoli alla propria espansione incontrollata e spietata («libera volpe in libero pollaio», ripeterebbe Che Guevara), dall’altro immette sulla scena internazionale altri attori, meno sorvegliabili, dalla Cina al cosiddetto risveglio islamico. Fino al ritorno della Russia come potenza internazionale con la politica estera di Vladimir Putin.
2. 2001. La Cina entra nel Wto (Organizzazione mondiale del commercio). L’Occidente pensa così di poter spadroneggiare in un mercato con più di un miliardo di possibili consumatori. In realtà, il libero commercio è un cavallo di Troia grazie al quale la Cina potrà esportare le proprie merci con una concorrenza sleale, visti i bassissimi costi della manodopera e la scarsa qualità delle materie prime e degli stessi prodotti finali. La strategia economico-commerciale nonché politica della Repubblica popolare cinese comprende cinque mosse successive. Per non appesantire troppo la presente panoramica, rimandiamo, in questo stesso numero di LucidaMente, all’approfondimento Cina, scacco matto in cinque mosse.
3. Anni Novanta-oggi. Globalizzazione/glebalizzazione. L’ideologia della globalizzazione fa passare come inevitabile, auspicabile, desiderabile, allettante, una precisa strategia economica e culturale (vedi Renato Cristin spiega la grande macchina globalista). Dietro lo slogan della libera circolazione di merci, capitali, beni, servizi, tecnologie, idee, persone, culture, costumi, e, quindi, più merci a minor costo, più opportunità, più libertà, più democrazia, la realtà è ormai sotto i nostri occhi: delocalizzazione delle aziende; aumento della disoccupazione; sfruttamento e precarizzazione dei lavoratori; abbassamento dei salari medi; smarrimento della dignità di intere classi sociali quali piccola borghesia impiegatizia e proletariato industriale; invasione non programmata di presunti migranti; perdita delle proprie radici culturali e dell’identità (di europei e immigrati) con conseguenti reciproci spaesamenti e alienazioni, dunque contrasti; crisi del sistema democratico occidentale e incremento dei governi autoritari extraeuropei (ma anche europei); aumento del potere delle mafie e della criminalità; inquinamento, catastrofi climatiche, disastri ecologici; diffusione di piante e insetti aggressivi verso le specie autoctone, fino ai coronavirus… Si è avvantaggiata una ristretta élite global appartenente a tutti i paesi, è in media migliorata la situazione di alcuni popoli negli stati arricchitisi, è nettamente peggiorata la situazione delle classi sociali occidentali medio-basse. E, soprattutto, la distanza tra i redditi alti e quelli bassi è cresciuta dappertutto in modo esponenziale.
4. Anni Ottanta-oggi. Sovrappopolazione planetaria e inquinamento. Mentre negli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso si era coscienti del rischio della “bomba demografica” e si promuovevano campagne per il controllo delle nascite, oggi che abbiamo superato i 7 miliardi di persone viventi sulla Terra (nel 2050 ce ne saranno 9,7 e 11,2 miliardi nel 2100), il problema non è posto. Sul perché di tale silenzio, dovuto ai fanatismi religiosi, nonché alla volontà economica del capitalismo di avere sempre più consumatori e a quella espansionistica, attraverso la prolificità, di paesi come quelli islamici o l’India, si legga Demografia, sovrappopolamento, distruzione dell’ambiente… e migrazioni. Beninteso, miliardi di accaniti consumisti, desiderosi di merci superflue, inquinatori, molti carnivori, spreconi di energia e risorse. Pensare che, con tale massa di terrestri, si possano produrre serie strategie antiinquinamento (per non parlare dei cambiamenti climatici) e salvare natura, habitat e animali selvatici (sul loro immondo traffico scriveremo prossimamente un articolo) è pura follia.
5. 1985-oggi. L’Unione europea e i suoi trattati; i poteri sovranazionali e la crisi degli stati nazionali. I progetti di tanti idealisti e sognatori sugli Stati uniti d’Europa sono svaniti in poco tempo. Quella che doveva essere un’unione basata sulla comunanza di cultura, religione, ideali di libertà, si è trasformata in una prigione. Gli italiani, che erano i più entusiasti del nuovo progetto europeo, sono diventati, sondaggi alla mano, i più scettici d’Europa. E chi afferma che, grazie all’Ue, almeno abbiamo avuto 65 anni di pace, mente. Sia perché la pace è dovuta alla Nato, che in funzione antisovietica vi ha fatto stare al proprio interno nazioni che si erano combattute per secoli come Francia e Germania o fasciste come Portogallo e Spagna o islamiche come la Turchia. Sia perché conflitti sanguinosi sul territorio europeo ve ne sono stati, eccome, anche dopo il 1945, dai Balcani all’Ucraina. Poiché il discorso è lungo, rinviamo per una trattazione più ampia a un altro nostro articolo, uscito su LucidaMente di questo mese: L’Unione europea è fallita… anzi, no, è un successo.
6. 1980 circa-oggi. Guerre americane (o “amerikane”). Usciti dalla batosta della guerra del Vietnam, gli Stati uniti non hanno perso il vizio di intervenire direttamente e/o infiltrarsi dappertutto con operazioni esterne. Coi colpi di stato in America latina (quello in Cile del 1973 è il caso più clamoroso), ma soprattutto finanziando le fazioni in guerre già in corso o fomentando altri conflitti. L’elenco sarebbe interminabile (vedi, ad esempio: Tutte le guerre americane, in Panorama.it; La storia militare degli Stati Uniti sembra un gioco ma non lo è, in Il Sole 24 Ore.com; Gli Stati Uniti sono stati in guerra 222 anni su 239 che esistono come stato, nel blog informare). Limitiamoci agli interventi Usa che hanno destabilizzato la situazione precedente e hanno avuto una conseguenza devastante anche sull’Europa. In particolare, in Afghanistan l’appoggio ai mujaheddin in funzione antisovietica, poi scalzati dai talebani (1979-1989), fanatici integralisti islamici, e il successivo intervento militare diretto dopo gli attentati del 2001; la guerra contro l’Iraq (2003) per far cadere Saddam Hussein con il paese poi divenuto incontrollabile; i finanziamenti e gli aiuti all’Isis per rovesciare il regime di Bashar al-Assad in Siria nel corso della guerra civile scoppiata nel 2011; l’abbattimento (sempre nel 2011) del regime di Mu‘ammar Gheddafi in Libia a opera di una coalizione internazionale, con la conseguente disgregazione del paese nordafricano in varie fazioni inconciliabili e l’arrivo di reduci terroristi. I risultati? Al di là degli interessi geopolitici ed economici statunitensi, terrorismo islamico, migrazioni e destabilizzazione, che, soprattutto nell’ultimo caso, hanno danneggiato l’Italia. Molto spesso, infatti, i cani rabbiosi addestrati per uccidere diventano incontrollabili e possono anche rivoltarsi contro chi li ha esercitati… E non dimentichiamo la Prima guerra del Golfo (1990-91), le missioni in Somalia (1993-95), gli attacchi in Bosnia-Erzegovina (1995), i bombardamenti a firma Nato sulla Jugoslavia (1999) per la questione Kosovo, e tanti altri episodi cruenti, in America centrale e in ogni parte del globo. Perché dietro ogni guerra vi sono migliaia e migliaia di vittime, mutilati, feriti, oltre alle distruzioni e agli stravolgimenti sociali.
7. Anni Ottanta-oggi. Migrazioni incontrollate. Alcuni conflitti, come quelli in Siria, causano decine di migliaia di poveri profughi (tra i quali quel che resta dei cristiani d’Oriente) in direzione Turchia e Balcani. Invece, la stragrande maggioranza dei migranti sulla rotta Africa subsahariana-Mediterraneo non sfuggono da alcun conflitto. Domandatevi: come mai negli anni Sessanta/Settanta dello scorso secolo, quando la miseria africana era maggiore e il benessere economico europeo di gran lunga più evidente di quello odierno, i migranti erano pochi, i flussi erano regolari e funzionali alle esigenze di manodopera del Vecchio Continente, mentre ora, che l’Europa non è in grado di accogliere, assistiamo all’arrivo di milioni di extraeuropei? Organizzazioni criminali sfruttano dalla partenza all’arrivo i desiderosi di migrare. Gli stati africani, da molti definite cleptocrazie, sono spesso retti da tirannelli e divisi in tribù, clan e famiglie: nel Continente nero l’idea di stato di diritto e di uguaglianza tra i cittadini non è prevalente. Pertanto, nonostante gli aiuti alimentari e tecnologici ricevuti, diventati negli anni una montagna, i governi locali, molte volte autocratici e dittatoriali, poco fanno affinché le condizioni di vita dei loro cittadini migliorino. Anzi, incoraggiano l’emigrazione per alleggerire il peso demografico e sociale (Ma i vescovi africani sono contro le migrazioni). Le frontiere verso l’estero sono volutamente rese un colabrodo, anche a causa della diffusa corruzione delle autorità pubbliche che dovrebbero sorvegliarle. L’ideologia migrazionista conviene a chi sfrutta i lavoratori stranieri, dunque è un volto del pensiero e della prassi del capitalismo globalista.
8. 2001-oggi. Terrorismo islamico. Le guerre, col loro portato di violenza, armi e odio, l’immigrazione selvaggia, le ideologie islamiche salafita e wahabita, sono alla base della cosiddetta radicalizzazione musulmana. Non si parli, però, di cause sociali, di miseria, di ribellione all’ingiustizia o di moto anticolonialista o antimperialista. I terroristi islamici che hanno insanguinato l’Europa hanno compiuto le loro stragi per fanatismo religioso. Difficile da capire per un europeo, che vive in un territorio completamente laicizzato, secolarizzato, desacralizzato.
9. Anni Ottanta-oggi. L’ideologia del politicamente corretto. Tale pensiero è nato negli anni Settanta-Ottanta nei più esclusivi college liberal statunitensi a opera, più che degli studenti, di docenti nostalgici del Sessantotto, di gay e femministe, di odiatori della cultura europea, di falsificatori della Storia e della realtà. I primi a capire che questa dottrina dogmatica sgangherata quanto prepotente e ultraprotetta dai poteri forti stava divenendo sempre più aggressiva, intollerante e illiberale, quindi pericolosa, sono stati Allen Bloom (1930-1992) con La chiusura della mente americana. I misfatti dell’istruzione contemporanea (1987) e Robert Hughes, con La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto (1993). Oggi il politically correct è diventato ideologia dominante, pensiero unico, sponda e giustificazione da sinistra del potere global, sua colonna portante assieme alla destra del turbocapitalismo e al centro della politica sottomessa all’economia. La political correctness si basa sull’odio, inventandosi contrapposizioni orizzontali (donne/uomini, giovani/vecchi, nativi/immigrati, bianchi/neri, etero/gay; per non dire destra/sinistra, che non esistono più secondo i vecchi schemi); così facendo, si evita l’individuazione dei veri contrasti, che sono alto/basso, schiavitù/libertà, conformismo/emancipazione, precarietà/lavoro dignitoso. E chi non ci sta è violentemente censurato o ridicolizzato: “Se non la pensi come me, che sono un illuminato tollerante di sinistra, sei razzista, islamofobo, ignorante, sessista, maschilista, nazifascista, omofobo, xenofobo, potenziale violentatore di donne, militarista, reazionario, intollerante, retrivo…”.
10. Anni Ottanta-oggi. Informatica… e telematica, internet, social. È del 1981 l’immissione sul mercato del pc Ibm. Ogni rivoluzione tecnologica è una rivoluzione anche culturale. E ogni rivoluzione presenta aspetti positivi e negativi. Tuttavia, se non differenziamo informatica da telematica e telematica dall’uso di massa di internet, facciamo solo confusione. L’informatica, applicata al campo medico, ingegneristico, archivistico, o della robotica, nonostante le possibili ricadute negative sul piano occupazionale, può costituire uno straordinario progresso. Anche la telematica, con la trasmissione di informazioni e dati, con la messa in comune di conoscenze a livello globale, a volte vitali per l’umanità, è utilissima. Il discorso cambia se parliamo dell’uso di massa di tali invenzioni. Gli aspetti positivi non sono quelli che si affermano abitualmente, quali “possiamo parlare con l’amico australiano” o “possiamo vedere film e scaricare musica gratis”. Al di là di qualche comodità, come sapere l’orario dei treni o la biografia dell’attore preferito, internet e i connessi, ormai molteplici social (Facebook nasce nel 2004), hanno causato fenomeni essenzialmente negativi, quali la perdita dei rapporti umani veri, danni psicologici o addirittura psichiatrici (dalla compulsione nevrotica alle dipendenze più dannose), ignoranza culturale e linguistica (analfabetismo di ritorno), rischio del controllo a distanza, per non dire degli immondi traffici del Deep Web… Inoltre, appena ci colleghiamo in rete, le aziende telematiche sanno tutto di noi, dai consumi agli orientamenti politici e vendono i nostri dati per fini al momento solo commerciali. Solo le aziende? Internet è il vero Grande Fratello. E in Cina già funziona così.
11. Anni Settanta-oggi. Scuole e università sfornano studenti sempre più scadenti. Questo punto si collega al precedente (vedi Analfabetismo high tech e Regresso culturale informatico…). L’impressione generale è che diplomati e laureati siano infinitamente meno colti di quelli del passato. Tale sensazione è suffragata dai dati forniti dalle indagini statistiche. Purtroppo, le ricette fornite dalla pletora di pedagoghi, sociologi, psicologi (tutti rigorosamente non docenti nelle scuole italiane) costituiscono la stessa malattia di cui si ritiene essere la cura. Più smartphone, poco studio, meno libri, meno grammatica, semplificazione, non studiare più la cultura nazionale, prevalenza del sapere tecnologico, facilitazione delle promozioni o addirittura abolizione delle bocciature, inseguimento acritico delle mode giovanilistiche, cultura basata sul politically correct e, in Italia, sul buonismo cattoprogressista.
12. 2019-2020 (?) Coronavirus. Non sappiamo, e non lo sanno neanche gli “esperti”, che roba sia. Perché sia nato, come si sia diffuso, come si propaga, se esisteranno cure e vaccini, se chi lo prende diventa immune, ecc. ecc. In LucidaMente dello scorso aprile abbiamo formulato le ipotesi più probabili nell’articolo Perché il coronavirus (e perché in futuro ce ne saranno altri). Giocando con le parole, possiamo dire che il coronavirus rappresenta il coronamento degli errori commessi dall’umanità nel suo complesso negli ultimi decenni. Una pandemia che ha permesso le prove tecniche di regime autoritario. C’è poco da stare allegri…
La dozzina di passi verso l’apocalisse potrebbe essere disposta diversamente o essere amplificata. Citiamo in conclusione un fenomeno che, se non è letale come molti di quelli precedenti, certo rientra nell’affresco complessivo: il pontificato di Francesco I. Siccome il discorso non è breve, rimandiamo anche in questo caso a un altro articolo di questo stesso numero di LucidaMente: Francesco I è contro il globalismo capitalista neoliberista o no? Che dire, in conclusione? Che, come abbiamo scritto nel nostro editoriale di aprile, «ci avevano raccontato e promesso che il nuovo modello globale avrebbe recato ricchezza, pace, benessere per tutti. Al contrario, gli unici ad averne tratto vantaggio sono stati lo spietato turbocapitalismo finanziario, le multinazionali, i potentati politici. Alle persone comuni son toccati miseria, tagli al welfare (tra cui la sanità, e oggi vediamo cosa significhi), insicurezza, disoccupazione, precarietà… e un’epidemia catastrofica».
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Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XV, n. 174, giugno 2020)