In assenza di un pericolo autoritario da destra, oggi i rischi per la libertà provengono da altrove. Intanto l’antifascismo del passato è divenuto allineamento conformista all’ideologia progressista tecnocratica imperante. Ma la democrazia dovrebbe essere libertà, rispetto del voto popolare, rifiuto della violenza, e non considerare gli avversari politici dei nemici da eliminare, come succede in molte frange della sinistra
L’antifascismo sembra essere, ossessivamente, l’unica idea/fissazione delle attuali sinistre. E l’unico collante che compatta i loro militanti ed elettori, e che, come i poveri cani di Pavlov, li spinge a sbavare, e quindi recarsi alle urne (quelli che non si astengono) solo per bloccare l’affermazione democratica delle destre moderate, conservatrici, populiste, sovraniste. Che, se si consente loro di presentarsi alle elezioni e se queste si svolgono regolarmente (leggi Urne ribaltate), risultano vincitrici in tutta Europa con una maggioranza relativa.
In qualsiasi trasmissione televisiva politica gli esponenti dei partiti di sinistra finiscono col denunciare il pericolo di un’involuzione antidemocratica di marca fascista. La segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, lo ha affermato lo scorso 18 ottobre al Congresso di Amsterdam del Pse-Partito del socialismo europeo (e lo ha successivamente ribadito): Libertà a rischio se la destra governa (da tgcom24.mediaset.it/). Più precisamente, ha affermato che «In Italia c’è un’estrema destra al governo».
Sinistre senza idee, sempre “contro”…
Qualcuno se n’era accorto? Si è accorto che i ministri dell’attuale governo sono estremisti di destra? Che non c’è libertà di parola e di stampa? Che non si tengono libere elezioni? Che sono proibiti scioperi e manifestazioni? Che dilagano l’intolleranza, il razzismo, gli arresti arbitrari? Certamente molteplici sono le critiche da rivolgere ai partiti di governo, tra le quali quella di essersi rimangiate molte promesse elettorali, ma non certo quella di star costruendo un regime illiberale.
Se i partiti oggi al governo in Italia sono di estrema destra, neofascisti, allora a sinistra sono di estrema sinistra, neocomunisti – chissà perché nessuno usa questo aggettivo che inchioderebbe tanti esponenti “progressisti”. In realtà, a sinistra non vi sono serie, concrete e attuabili proposte politiche. I ceti medio-bassi sono stati abbandonati da decenni al loro destino di vittime sacrificali dell’Unione europea e della globalizzazione. I sindacati, in particolare la Cgil, da tempo non svolgono più il ruolo di difesa di lavoratori (e disoccupati) ma sono autoreferenziali centri di potere.
Le sinistre sono contro tutto: la legge finanziaria, il rinnovo dei contratti di lavoro proposti dal Governo, la sacrosanta riforma della Giustizia, il premierato per consentire ai cittadini di scegliere direttamente chi li governerà, la ricerca di una pace negoziata, un’economia sì sostenibile da punto di vista ambientale ma non rovinosa per dettami ecoterroristici, il ponte sullo Stretto di Messina, la difesa di bellezza, cultura, lingua e tradizioni nazionali, una scuola fondata sul merito e sull’impegno, la famiglia naturale e la sua tutela, la sicurezza dei cittadini, un’immigrazione regolare, l’espulsione degli stranieri che delinquono, la lotta alle occupazioni delle case, alle rapine, ai furti, ai borseggi, alle manifestazioni non autorizzate o violente…
Le proposte delle sinistre: diritti cosmetici, desideri edonistici, capricci
I “pro” dei progressisti sembrano desideri edonistici, che una volta si sarebbero definiti “borghesi” o “aristocratici”, e capricci più che diritti: rifiuto della meritocrazia, reddito di povertà piuttosto che vero e produttivo lavoro, immigrazione irregolare e clandestina, sparizione delle forze dell’ordine, fanatismo ecologista, scuola scadente e ideologizzata, indottrinamento e ignoranza, difesa dei delinquenti, legalizzazione delle droghe, sesso libero e scriteriato, utero in affitto, aborto quasi fino al nono mese, cambio di sesso con conseguente sterilizzazione e mutilazione dei soggetti, eutanasia libera, negazione delle nostre radici cristiane. Stendiamo un velo pietoso sulla nuova mania scientista e illiberale di approvazione a ogni sorta di veri o presunti “vaccini”. E altri diritti, diritti, diritti, senza mai neppure ricordare doveri e lealtà nei confronti della propria Nazione e dei concittadini.
Una sorta di parodistico trionfo della “contestazione generale” degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, nonché degli Anni di piombo, come abbiamo già scritto in Il sessantottismo odierno: vincente e peggiore di quello originario. In più, con i movimenti ProPal, c’è il rischio di una pericolosa saldatura, come avvenuto in Francia, tra sinistre, intolleranti islamisti, “maranza” e immigrati oramai anche di seconda generazione che non intendono assolutamente “integrarsi”.
Antifascismo come adesione al conformismo woke e passaporto di legittimazione democratica
Allora l’antifascismo è la foglia di fico per nascondere il nulla, anzi l’adesione completa alle politiche delle élite tecnocratiche e finanziarie che dominano l’Unione europea e buona parte dell’Occidente (leggi anche Distopie progressiste; L’Occidente sotto lo stivale dell’oligarchia finanziaria; Le verità sulla dittatura finanziaria che ci sta annientando; Chi sono i più potenti del mondo?). Una conseguente sottomissione completa al conformismo radical chic, al politically correct, alla cancel culture, alla prepotenza woke. Chi non si allinea a queste porcherie è delegittimato e viene calunniato come xenofobo, razzista, islamofobo, maschilista, omofobo, infine fascista.
E, allora, diciamola tutta: il vero pericolo per la democrazia non proviene dalle destre al governo, ma da molteplici frange, ben coccolate dal terzetto di partiti di sinistra presenti in Parlamento. Se il fascismo è stato anche squadrismo, violenza politica, intolleranza, criminalizzazione del dissenso, mancato rispetto dei risultati delle urne elettorali, oggi i veri fascisti sono coloro che impediscono agli altri di parlare (vedi i casi Capezzone, Roccella, Molinari, Parenzo, Fiano, Lisei), chi organizza manifestazioni che sfociano sempre nella violenza, chi non permette ai semplici cittadini di vivere in tranquillità, di potersi recare a lavorare, di abitare in città non degradate.
Dunque, paradossalmente, oggi essere antifascisti significa proprio rifiutare il cosiddetto “antifascismo” attuale e ricordare e rispettare sempre i princìpi di libertà, democrazia, tolleranza, dialogo, rispetto del popolo e del voto degli elettori. Princìpi che non sono né di destra, né di centro, né di sinistra, ma che oggi sono calpestati soprattutto della sinistre.
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Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)
















