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Editoriali inverno gennaio-marzo 2020

Rino Tripodi by Rino Tripodi
15 Aprile 2020
in ATTACCO FRONTALE, CITAZIONI, MONDO E GLOBALIZZAZIONE, RACCOLTA EDITORIALI, SU DI NOI, WEB E NUOVE TECNOLOGIE
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Didattica a distanza, cinque scene e cinque punti
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La raccolta degli interventi del direttore nel primo trimestre del quindicesimo anno di pubblicazione di “LucidaMente”

Marzo-Aprile 2020 (nn. 171-172) – Chi pagherà per tutto questo?

Le responsabilità cinesi sono evidenti, ma quasi nessuno s’azzarda a denunciarle, anzi l’Oms le copre. L’attuale crisi sanitaria ed economica è comunque il logico risultato di decenni di sviluppo completamente folle, a cominciare dalla distruzione dell’ambiente naturale

No, non “andrà tutto bene”. No, non “impareremo la lezione e saremo migliori di prima”. Anzi, nel migliore dei casi, l’umanità post coronavirus vorrà riprendere tutto com’era in precedenza; nel peggiore, sarà talmente tanta la miseria che si scateneranno rivolte, violenze, delinquenza. Solo la Cina si riprenderà come e meglio di prima; anzi, il suo Pil è già in rapida risalita. Così come non è vero che tutti sono diventati più poveri: pensate agli speculatori delle borse valori, alle aziende del food delivery o, più semplicemente, alla Gdo (grande distribuzione organizzata, cioè super e iper mercati). E Amazon? In questi giorni di sofferenze per gli esseri umani, Jeff Bezos ha guadagnato altri 24 miliardi di dollari, mentre gli stipendi dei suoi dipendenti sono da fame.

3-4 Kuiper OortNon siete disgustati dalla valanga di buonismo zuccheroso quanto ipocrita che da mesi ci sta travolgendo sui mass media? Ormai non si guarda più in faccia alla realtà con coraggio e virilità, cercando di risalire alle responsabilità e guardando concretamente e pragmaticamente al probabile futuro da costruire evitando facili illusioni e cercando di cambiare tutto, o quasi. Il massimo di buoni sentimenti che io sono in grado di esprimere è questo: nel corso della Storia, dopo ogni brutto evento, la vita successiva è stata sempre più bella e forte di prima. È successo dopo la Seconda guerra mondiale, dopo terremoti, pestilenze, carestie, invasioni. Forse perché, dopo averla scampata, si apprezza di più la semplice esistenza e il ritorno alla normalità. Anche questa volta sarà così, perché no? Ma non diciamo che la pandemia Covid-19 è stata una fatalità. Sulla Terra non è caduto un meteorite o una cometa proveniente dalle profondità della Fascia di Kuiper o della Nube di Oort; non si è verificata un’immane tempesta solare; non si sono invertiti i poli magnetici terrestri; non è esplosa una supernova nelle vicinanze; il sole non si sta espandendo; non sono arrivati sulla Terra annientanti raggi cosmici proveniente da lontanissimi buchi neri, stelle di neutroni, da resti di supernova o dal decadimento della materia oscura. Tutti eventi che certamente accadranno, ma, al momento, con scarse probabilità e – speriamo – tra milioni di anni.

Invece non illudiamoci che l’epidemia da coronavirus sarà l’ultima catastrofe del mondo postmoderno. Affinché non si ripetano eventi disastrosi quali altre pandemie, guerre, nuove crisi economico-finanziarie, disastri ambientali, disordinate migrazioni di massa, occorrerebbe un’inversione completa dell’attuale modello di sviluppo, ormai a guida cinese: provateci voi, allora, a fermare la distruzione dell’ambiente, la deforestazione, il traffico degli animali, l’inquinamento e le polveri sottili, i cambiamenti climatici, la sovrappopolazione (quasi otto miliardi), la globalizzazione, la libera circolazione di miliardi di persone per tutto il pianeta (i soli “viaggiatori” erano 25,3 milioni nel 1950, nel 2015 sono stati un miliardo e 186 milioni!), il capitalismo finanziario cinico e selvaggio, la coerente e calcolata sordità di Ue, Bce, Fmi, Wto, lo scellerato euro.

Eppure, ci avevano raccontato e promesso che il nuovo modello globale avrebbe recato ricchezza, pace, benessere per tutti. Al contrario, gli unici ad averne tratto vantaggio sono stati lo spietato turbocapitalismo finanziario, le multinazionali, i potentati politici. Alle persone comuni son toccati miseria, tagli al welfare (tra cui la sanità, e oggi vediamo cosa significhi), insicurezza, disoccupazione, precarietà… e un’epidemia catastrofica. Da anni, infatti, scriviamo polemicamente sui danni provocati dalle scelte compiute sul piano economico-finanziario dalle élite per favorire la cosiddetta globalizzazione. Dietro il paradiso promesso con la libera circolazione di merci, capitali, beni, servizi, tecnologie, idee, persone, culture, costumi, ecc. ecc., finora abbiamo essenzialmente visto: aumento della disoccupazione; delocalizzazione delle aziende; sfruttamento e precarizzazione dei lavoratori; abbassamento dei salari medi; smarrimento della dignità di intere classi sociali quali piccola borghesia impiegatizia e proletariato industriale; perdita delle proprie radici culturali e dell’identità (di europei e immigrati) con conseguente reciproci alienazioni e spaesamenti; invasione non programmata di presunti migranti; aumento del potere delle mafie e della criminalità; studenti sempre meno preparati e più ignoranti; generale volgarità e degrado culturale; arrivo di piante e insetti aggressivi verso le specie autoctone… E, ancora, sovrappopolazione, inquinamento, catastrofi climatiche, disastri ecologici, guerre, terrorismo… Tutto ciò nell’esaltazione acritica delle sinistre, che, invece, per prime avrebbero dovuto opporsi a questo massacro sociale, economico e ora pure sanitario. Appunto, dulcis in fundo, la “libera circolazione” di malattie, virus, batteri, microbi vari, di cui il coronavirus è solo la punta dell’iceberg.

Al momento, le teorie più ragionevoli sulla diffusione del coronavirus sono due: la “fuga” dal laboratorio batteriologico di Wuhan per un “incidente” o il passaggio da animale selvatico a uomo (il cosiddetto spillover) nel mercato degli orrori di Wuhan, crudele e del tutto al di fuori da ogni parametro igienico-sanitario. C’è poi l’ipotesi intermedia che unifica le due: quella del virus “allevato su specie animali” finito accidentalmente dal laboratorio al wet market. A Wuhan, infatti, scrive Giulio Meotti (Coronavirus: Il grande insabbiamento della Cina), vi sono due importanti laboratori di ricerca sul virus: «Il Centro Wuhan per il controllo e la prevenzione delle malattie, che sembra sorgere a meno di un miglio dal mercato, e l’Istituto di Virologia di Wuhan, che ha un livello 4 di biosicurezza (BSL-4), ed è un laboratorio che si occupa dei patogeni più letali al mondo, situato a sole sette miglia dal mercato». Restano, pertanto, molti dubbi: «In uno studio del gennaio scorso, The Lancet ha rilevato che il primo caso di Covid-19 a Wuhan non aveva alcun legame con il mercato. L’articolo di Lancet, scritto dai ricercatori cinesi di diverse istituzioni, ha circostanziato che 13 dei 41 dei primi casi» non si potevano far risalire al famigerato wet market.

In ogni caso, la responsabilità del disastro spetta alla Cina, anche per i tardivi interventi sull’epidemia e la mancata tempestività dell’informazione al mondo sui terribili rischi incombenti. Si pensi che, basandosi su carte ufficiali del governo di Pechino, il South China Morning, quotidiano indipendente di Hong Kong, fa risalire al 17 novembre 2019 (ma c’è chi parla di settembre) i primi casi documentati a Wuhan di infezione da coronavirus. E già il 31 dicembre 2019 le autorità sanitarie dell’epicentro dell’epidemia comunicano una «nuova forma di polmonite» all’ufficio cinese dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms): non si conosce la reazione di tale ufficio e se abbia trasmesso la segnalazione alla sede centrale di Ginevra. Intanto, medici, infermieri e giornalisti che si permettono di denunciare la situazione, muoiono o scompaiono. Oltre all’ormai celebre medico-eroe Li Wenliang, la dottoressa Ai Fen e molti altri che hanno parlato o sapevano troppo.

11-li wenliangNon si tratta di complottismi vari, ma, semplicemente, della realtà cinese della terribile distruzione di foreste [Perché il coronavirus (e perché in futuro ce ne saranno altri)], della cattiva gestione delle risorse ambientali, del prelievo di fauna selvatica (pipistrelli, armadilli, animali esotici) per ricerche batteriologiche o per immondi commerci. E, come abbiamo visto, di insicuri laboratori che forse si occupano di armi batteriologiche, dei mancati controlli sanitari presso il wet market di Wuhan, del tardivo allarme della Repubblica popolare cinese, per non dire delle ridicole cifre ufficiali sul numero delle stesse vittime cinesi (Coronavirus, «in Cina pile di urne cinerarie». Crescono i dubbi sul numero dei morti a Wuhan, in corriere.it). Ma anche l’Oms se n’è stata ben zitta prima di comunicare il pericolo. Domanda spontanea: ma a cosa servono l’Onu e le sue innumerevoli branche quali Fao, Unesco, Unchr, Unicef, ecc.?; non impediscono guerre, fame, ignoranza, discriminazioni, migrazioni irregolari, epidemie). Il 14 gennaio l’Oms afferma che le indagini preliminari condotte dai cinesi «non dimostrano la diffusione tra umani» del virus. Il 22 il direttore generale dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, dichiara che «le misure prese dal governo cinese contro il coronavirus sono impagabili». A fine gennaio, dopo un incontro a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping, Ghebreyesus elogia «la dedizione con cui la Cina sta contenendo il virus, e la sua trasparenza. […] Le sue azioni hanno effettivamente contribuito a prevenirne la diffusione in altri Paesi» (sic!).

Meno positivo il trattamento che l’Oms riserva agli Stati uniti, accusati di alimentare «paura e stigma» per aver bloccato l’arrivo dei voli dalla Cina. Persino a metà febbraio gli «esperti» dell’Oms, reduci da un sopralluogo, elogiano Pechino per aver «dispiegato il più ambizioso, agile e aggressivo sforzo di contenimento della storia». Solo quanto la tragedia è sotto gli occhi di tutti, l’11 marzo l’Oms è costretta a dichiarare la “pandemia”. Ma chi è l’ineffabile Ghebreyesus? Cinquantacinque anni appena compiuti, è stato eletto nel 2017 grazie al decisivo appoggio di Pechino. E subito è stato fortemente criticato per la vicenda Robert Mugabe. Infatti, il presidente dello Zimbabwe, deceduto nel 2019, viene designato “ambasciatore di buona volontà” per l’Oms. Ciò avviene sebbene osservatori neutrali denuncino, al di là delle numerose violazioni dei diritti umani da parte di Mugabe, che il sistema sanitario dello Zimbabwe sia qualitativamente molto peggiorato sotto il suo regime, tanto che egli stesso non utilizza il sistema sanitario nazionale per curarsi, ma si sposta a Singapore.

11-dimaio-wangyiLa Cina dovrebbe quindi pagare per la catastrofe planetaria da essa provocata, perlomeno in modo colposo. Non si tratta di fantasiosi processi di Norimberga, ma di una reale violazione delle International health regulations, cioè delle norme legali a protezione della salute internazionale degli abitanti (umani) del pianeta. Al contrario, il colosso asiatico capitalista-comunista ha costruito una colossale campagna di disinformazione, a cominciare dal materiale sanitario, non sempre di buona qualità, che l’Italia ha comprato a caro prezzo (3-4 volte del valore pre epidemia), e invece fatto passare come donazione umanitaria. Tale propaganda, degna dei peggiori regimi comunisti del passato, sta rafforzando il peso del gigante giallo, anche perché, come detto all’inizio, l’economia cinese ha già ripreso a girare e gli effetti della pandemia sul Pil saranno ridicoli rispetto a quelli che subiranno nei prossimi mesi Europa, Usa e, soprattutto, Italia (il nostro Christian Corsi ne ha scritto in La Cina e la pandemia: le responsabilità da non dimenticare e le strategie politico-economiche imperialiste).

Mi ripeto: se riusciremo a uscire da quest’incubo e saremo ancora abbastanza lucidi da ragionare, dovremo pensare a far pagare il conto a chi ci ha ridotto così, dovremo mettere in discussione distruzione degli habitat naturali terrestri, globalizzazione, modello di sviluppo capitalista neoliberista, euro, libera circolazione, imperialismo cinese, Unione europea, speculazione borsistica, che sono la catena causale che ci sta distruggendo. Ma vedo che tra la gente comune nessuno ha capito… E tra le persone “colte”, vale a dire l’intellighenzia politically correct di regime, c’è voglia di nascondere la sporcizia sotto il tappeto (vedi questo articolo da linkiesta.it). Rimettere tutto in discussione potrebbe comportare soluzioni dolorose, ma non certo più della realtà che stiamo vivendo e del disastro economico che ci attende. Del resto, l’insieme di ciò che ci è stato imposto negli ultimi trent’anni ha dimostrato di essere negativo, anzi catastrofico. Perché seguitare ancora in una tale direzione?

00-Pianeta coronavirusPer provare a parlare della tragedia che stiamo attraversando, LucidaMente si è mobilitata come non mai, pubblicando un gran numero di articoli e uscendo ben quattro volte in marzo e aprile, sia coi numeri 171 e 172 della normale serie mensile, sia con due supplementi (LM EXTRA 36 e LM EXTRA 37). Oltre agli articoli già citati, cerchiamo di riassumerne in breve qualche altro sul focus di questi mesi. Anche Elena Giuntoli ritiene che l’attuale emergenza coronavirus sia la conseguenza di un sistema sbagliato, per cui è il momento giusto per riflettere e modificare molti nostri stili di vita (L’era delle scelte). Come parecchi altri italiani, chi scrive questo editoriale si è posto un problema: Ma è vero che per Covid-19 si muore più in Italia che altrove? Roberto Giovannini ha esordito sulla nostra rivista trasmettendo sensazioni, riflessioni, storie, interviste, voci della gente comune dalla città della Ghirlandina (Modena, diario dall’epidemia). Altri esordi quelli di Federico Bertoni (Didattica a distanza, cinque scene e cinque punti), docente ordinario di Teoria della Letteratura presso l’Università degli studi di Bologna, e di Mauro Dallezolle [Adolescenti di oggi (e di ieri)], entrambi sui problemi dell’insegnamento in tempi di chiusura di tutte le scuole.

Se esiste il problema dello studio a distanza, ancor più grave è quello del lavoro. Chiara Ferrari ha ascoltato la voce ansiosa di tanti operatori del capoluogo emiliano, tra chi chiude e chi no, chi fa smart working e chi rimane senza impiego (Il lavoro ai tempi del coronavirus, cosa sta succedendo a Bologna?). Dei problemi legati al lockdown e dei possibili sostegni psicologici hanno scritto Alessia Ruggieri (Emergenza coronavirus: distanziamento sociale e avvicinamento… “social”?), Isabella Parutto (Coronavirus e quarantena: vademecum digitale contro la noia) ed Emanuela Susmel (Reclusi in quarantena: qualche idea per combattere panico e noia). Infine, in questo periodo di informazione unilaterale e di mancanza di spazi di dibattito, abbiamo ospitato alcune riflessioni da parte di LiberaUscita, Associazione laica e apartitica per il diritto a morire con dignità sulla possibilità, per il malato affetto dal virus e senza speranza, di non essere curato e quindi non volersi sottomettere all’accanimento terapeutico (Scegliere chi curare o far scegliere al malato? Covid-19 e autodeterminazione terapeutica). In poche settimane abbiamo perso libertà e diritti. Anche quello di morire come ci pare?

Rino Tripodi

(LucidaMente, anno XV, n. 172, aprile 2020 – supplemento LM EXTRA n. 37, Speciale Coronavirus2)

_______________________________________________________________________

Gennaio-Febbraio 2020 (nn. 169-170) – 27 gennaio e 10 febbraio senza pietà

A distanza di ben 75 anni, il ricordo del genocidio degli ebrei e degli orrori delle foibe resta impregnato di odio e non di rispetto per i morti e di recupero della verità storica

27 gennaio: Giornata della Memoria in commemorazione delle vittime del genocidio nazista contro gli ebrei (legge n. 211 del 20 luglio 2000). 10 febbraio: Giorno del Ricordo per «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale» (legge n. 92 del 30 marzo 2004).

Auschwitz-Birkenau1[1]Tuttavia, anche quest’anno le due ricorrenze sono state infangate. Dovrebbero essere giornate di raccoglimento, rispetto dei morti, volontà comune di pervenire a una verità storica condivisa. Invece: lapidi imbrattate, scritte antisemite, striscioni da stadio e ignobili prese di distanza da parte di politici e intellettuali (in quest’ultimo caso, nei confronti delle foibe). Un Paese che intende sempre farsi male, restare diviso, non voler saldare i debiti col passato. Un Paese stupido. Non v’è alcun dubbio, infatti, che, durante gli orrori della Seconda guerra mondiale, quasi tutte le altre nazioni commisero massacri ben più allucinanti di quelli italiani. E non parliamo solo di Germania o Giappone, ma di Stati uniti e Gran Bretagna (bombardamenti indiscriminati, come a Dresda, fino all’acme di Hiroshima e Nagasaki), dei sovietici (ad esempio, il massacro di Katyn’), degli stessi francesi, che furono ben meno solidali degli italiani nei confronti degli ebrei ricercati, così come ucraini, polacchi, baltici, ungheresi, ecc. ecc., per non parlare delle mattanze avvenute in Jugoslavia tra le varie fazioni filonaziste e filocomuniste.

Ma gli stupidi che ancora si combattono e si accusano reciprocamente sono gli italiani. E neppure la Repubblica di Salò e la macelleria di piazzale Loreto possono far comprendere – non certo giustificare – tale odio inestinguibile. Sottolineando in via preliminare e a scanso di equivoci il fatto che, fortunatamente, nel 1945, alla fine del conflitto, vinsero i “buoni” o, perlomeno, i “meno cattivi”, se non si arriverà a una pacificazione a seguito del reciproco riconoscimento della verità storica e delle stragi che furono commesse da tutti, resteremo ancora per secoli divisi e trucidi.

giornodelricordo2015[1]E ora passiamo, come al solito, a indirizzare il lettore verso alcuni degli articoli più interessanti usciti su LucidaMente in questi ultimi due mesi. Sull’evoluzione delle tecnologie e della telematica e sui loro rischi si sono soffermate Alessia Ruggieri e Chiara Ferrari. Visto che tramite algoritmi è possibile individuare patologie, decifrare emozioni e persino scrivere un romanzo, la prima si è chiesta se L’intelligenza artificiale supererà quella umana? La seconda si è preoccupata del fatto che le piattaforme social diffuse tra adolescenti e giovani adulti puntano tutto sull’intrattenimento mordi e fuggi (vincendo): Byte e Tik Tok, l’imperativo del “sempre più breve”. Purtroppo, i sogni (o distopie) tecnologiche e il chiacchiericcio in Rete non risolvono, anzi sono armi di distrazione di massa degli strazianti problemi sociali. Così abbiamo segnalato il volume Glebalizzazione (Rizzoli) del filosofo Diego Fusaro, che denuncia l’attuale ordine capitalista economico-finanziario, indicando anche le vie dell’emancipazione alla plebe precarizzata, alienata e reificata a vita (La nuova lotta di classe riparte da populismo e sovranismo).

Così come abbiamo recensito il pamphlet I diritti dell’uomo contro il popolo (liberilibri) dello studioso francese Jean-Louis Harouel, nel quale è analizzata la nuova “religione laica” che limita la libertà d’espressione e odia la civiltà europea, dando campo libero all’islamizzazione (L’ideologia dei diritti umani ci distruggerà). E le sue origini vi sorprenderanno… Edoardo Anziano ci ha parlato dell’aiuto invernale ai senza fissa dimora nel capoluogo emiliano (Una rete per difendersi dal freddo: l’assistenza dei clochard a Bologna).

giorno-della-memoria[1]Ma le ingiustizie e le sopraffazioni travalicano ogni confine. Arianna Mazzanti ci ha parlato di Kobane Calling (I curdi narrati dal fumetto di Zerocalcare): un atto artistico di calda solidarietà verso una popolazione oppressa. Elena Giuntoli ha intervistato la “viaggiatrice globale” Raffaella Milandri, che nel suo recente libro racconta la lotta degli Uomini rossi contro le grandi multinazionali in difesa di Madre Terra (I Lakota, ultimi guerrieri nativi nordamericani). Ancora la Mazzanti, in occasione del 76° compleanno dell’artista brasiliano, ci ha ricordato le sue denunce dello sfruttamento globale (L’Africa di Sebastião Salgado). Il sunnominato Anziano ha continuato le proprie inchieste sul premier Andrej Babiš (Tutti i soldi dell’oligarca ceco): un impero economico con certificazioni sospette, entrate miliardarie e trasparenza zero.

Abbiamo voluto anche celebrare gli anniversari della morte di due personaggi, diversissimi, ma uniti (forse) dall’anticomunismo, causa della loro stessa tragica fine. Ancora Anziano ci ha ricordato lo studente ventenne di Praga che il 16 gennaio 1969 si diede fuoco per protestare contro la repressione della “Primavera” democratica (Jan Palach, una storia dimenticata); e, in occasione del ventennale della sua morte e dell’uscita del film a lui ispirato, abbiamo pubblicato le riflessioni di un nostro lettore inviateci dalla capitale del paese nordafricano che ha accolto un grande leader politico italiano (Craxi ancora celebrato dai tunisini).

foibe_giorno_ricordo[1]Tv, teatro, musica, cinema. Considerata inaccettabile in America, la pratica di truccarsi per assumere le sembianze di persone di colore ha causato una bufera mediatica sulla Rai e su Alitalia. Ce ne spiega i motivi sempre la Ruggieri in “Blackface”, che cos’è e perché è (storicamente) razzista. In esclusiva per la nostra rivista Michele Piatti ha intervistato i protagonisti di una splendida rappresentazione teatrale («Sueño que dormo», il fantasmagorico teatro argentino di Carlos Branca), tra cui spicca l’attore di fama internazionale Carlos Belloso. Su due grandi kermesse-spettacolo si sono soffermati Federico Tanaglia e la già citata Mazzanti. Il primo ha polemizzato sull’odio sessista reciproco presente al Festival della canzone italiana, ormai divenuto tutt’altro (Sanremo 2020, il femminismo ipocrita che odia il maschio). La seconda ha analizzato i responsi di Los Angeles nella notte del grande cinema (Tanti bei film per l’Oscar 2020).

Rino Tripodi

(LucidaMente, anno XV, n. 170, febbraio 2020)

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Tags: ambientecapitalismocinacoronaviruscovid-19crisicurdidelocalizzazionedisoccupazioneeconomiaepidemiaeurofinanzafoibeGhebreyesusgiornata della memoriagiorno del ricordoglobalizzazioneinternetLakotamigrazionemiseriaodioOms
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    LucidaMente è registrata presso il Tribunale di Bologna, n. 7651 del 23 marzo 2006. Il codice Cnr-Ispri è ISSN 1828-1699. Iscritta al Roc n. 21193.
    Editore: Associazione culturale LucidaMente
    Fondatore e direttore responsabile: Rino Tripodi

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